Stehender aktInnamorarsi vuol dire individualizzare qualcuno attraverso i segni che porta o che emette. Vuol dire diventare sensibile a questi segni, iniziarsi ad essi (come nella lenta individualizzazione di Albertine, entro il gruppo delle fanciulle). L’amicizia può forse nutrirsi di osservazione e conversazione, ma l’amore nasce e si nutre d’interpretazione silenziosa. L’essere amato appare come un segno, un’anima: esprime un mondo possibile a noi sconosciuto. L’amato implica, include, imprigiona un mondo che occorre decifrare, e cioè interpretare. Si tratta anzi di una pluralità di mondi; il pluralismo dell’amore non riguarda soltanto la molteplicità degli esseri amati, ma la molteplicità delle anime o dei mondi racchiusi entro ognuno di essi. Amare è cercare di spiegare, di sviluppare questi mondi sconosciuti che restano avviluppati nell’amato…
C’è dunque una contraddizione dell’amore. Non possiamo interpretare i segni di un essere amato senza sboccare in mondi che non hanno aspettato noi per formarsi, che si formarono con altre persone, e nei quali siamo dapprima solo un oggetto tra gli altri. L’amante desidera che l’amato gli dedichi le sue preferenze, i suoi gesti, le sue carezze. Ma i gesti dell’amato, nel momento stesso che sono rivolti e dedicati a noi, esprimono ancora quel mondo ignoto che ci esclude. L’amato ci dà segni di preferenza; ma poiché quei segni sono i medesimi che esprimono mondi di cui non facciamo parte, ogni preferenza di cui profittiamo traccia l’immagine del mondo possibile dove altri sarebbero o sono preferiti. La contraddizione dell’amore consiste in questo: i mezzi su cui contiamo per preservarci dalla gelosia sono gli stessi mezzi che alimentano questa gelosia, conferendole una specie di autonomia, d’indipendenza rispetto al nostro amore.

Crediti
 Gilles Deleuze
 Marcel Proust e i segni
 SchieleArt •  Stehender akt • 




Quotes per Gilles Deleuze

Siamo diventati simulacri, abbiamo perso l'esistenza morale per entrare in quella estetica.

La carne macellata è essa stessa testa, la testa ne è divenuta la potenza illocalizzata, come nel Fragment of a crucifixion del 1950, in cui tutta la carne macellata urla sotto lo sguardo di uno spirito-cane che sporge dalla sommità della croce. […] La bocca acquista quella potenza di illocalizzazione che fa della carne macellata una testa senza volto. Essa non è più un organo particolare, ma è il foro attraverso cui l'intero corpo fugge e dal quale la carne discende. Quel che Bacon chiama il Grido nell'immensa pietà che travolge la carne macellata.  Logica della sensazione

Il fascino delle persone è l'aspetto in cui perdono un po' la testa, quando non sanno più bene cosa stanno facendo. Non che stiano crollando, al contrario, sono persone che non crollano, ma se non cogli la piccola radice o il granello di follia di qualcuno, non puoi amarlo.

Ad ogni tipo di società si può far cor­ri­spon­dere un tipo di mac­china: le mac­chine sem­plici o dina­mi­che per le società di sovra­nità, le mac­chine ener­ge­ti­che per quelle disci­pli­nari, le ciber­ne­ti­che e i com­pu­ter per le società di con­trollo. Ma le mac­chine non spie­gano nulla, si devono invece ana­liz­zare i con­ca­te­na­menti col­let­tivi di cui le mac­chine non sono che un aspetto.

[Ciò] che implica tristezza, esprime un tiranno.