
E mentre marciavi con l’anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli sparo in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l’artiglieria
Non ti ricambia la cortesia
Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che il tempo non ti sarebbe bastato
A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia, a crepare di maggio
Ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all’inferno
Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi il fucile
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi
Quotes per Fabrizio de AndréPreghiera in gennaio L'ho dedicata a Tenco. Scritta, o meglio pensata nel ritorno da Sanremo dove c'eravamo precipitati io, la mia ex moglie Enrica Rignon e la Anna Paoli. Dopo aver visto Luigi disteso in quell'obitorio (fuori Sanremo peraltro, perché non ce l'avevano voluto) tornando poi a Genova in attesa del funerale che si sarebbe svolto due giorni dopo a Cassine, mi pare, m’era venuta questa composizione. Fabrizio De André - un artista eterno in 10 canzoni
Perché scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O Anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile.
Vorrei che nessuno fosse padrone e che nessuno fosse più servo, vorrei che l'uomo riuscisse finalmente ad autogestirsi e a collaborare con gli altri, vorrei non avere più nessun uomo politico che gestisca il mio futuro e quello di migliaia di altre persone, vorrei che nessuno sia più mercenario di guerra al servizio del potere. Vorrei che l'uomo non avesse più inibizioni come una legge imposta dall'alto e che l'unica legge fosse la nostra morale. Vorrei che la gente smettesse di credere in valori sbagliati come il consumismo. Vorrei che l'uomo fosse finalmente libero.
I miei erano abbastanza illuminati da consentirmi di frequentare la strada. Così ho imparato bene il genovese (mentre in casa si parlava, oltre che in italiano, in francese), e ho conosciuto Tina, Alda, Marilina, gente generosa e aperta; figlie di mignotta nel senso autentico della parola visto che le madri facevano quello. La musica si ascoltava a casa, ma non era riconosciuta come mestiere: nella vita si poteva fare l'avvocato, il medico, il bancario, ma non si poteva cantare.
Sul Festival di Sanremo Se si trattasse di una gara di ugole. Se io pensassi di essere attrezzato per fronteggiare delle ugole sicuramente migliori della mia, se fosse solo un fatto di corde vocali, la si potrebbe ancora considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pur sempre dei muscoli. Nel mio caso dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti o la tecnica con i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione.
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