Gli uomini parlano di destino cieco, di qualcosa che agisce senza schemi o fini. Ma che sorta di destino è mai questo? Ogni atto compiuto in questo mondo è irreversibile, ed è preceduto da un altro, e da un altro ancora. Tutti insieme formano una rete immensa nello spazio e infinita nel tempo. Gli uomini immaginano di poter scegliere fra le possibilità che vedono davanti a sé. Ma noi siamo liberi di agire solo in base a ciò che ci è stato dato. La libertà di scelta si smarrisce nel labirinto delle generazioni, e in questo labirinto ogni atto è in sé asservimento, poiché sgombra il campo da tutte le alternative e ci lega sempre più strettamente alle costrizioni di cui è fatta la nostra vita.
Ma cos’è la vita? Puoi vederla? Svanisce nel momento stesso in cui appare. Momento per momento. E alla fine svanisce e non riappare più. Quando guardi il mondo, c’è un punto nel tempo in cui ciò che è visto diventa ciò che è ricordato? Come separare l’istante vissuto dal suo ricordo? È questo, ciò che non abbiamo modo di mostrare a noi stessi. È questo ciò che manca nella mappa, e del disegno che vi è tracciato. Eppure è tutto ciò che abbiamo.
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