La mancata educazione delle pulsioni confina i ragazzi, fin dalla tenera età, a esprimersi unicamente con i gesti, invece che con le parole e i ragionamenti. Ne sono un esempio i cosiddetti bulli, coloro che compiono azioni riprovevoli senza la minima consapevolezza della gravità delle loro azioni. Come già abbiamo ricordato, Kant dice che: «La differenza tra il bene e il male potremmo anche non definirla perché ciascuno la sente naturalmente da sé» [I. Kant, Metafisica dei costumi, § 23: Dottrina delle virtù]. Nel caso del bullo questo sentire è deficitario, perché chi ne soffre non ha mai incontrato momenti educativi che gli avrebbero consentito di avvertire quell’immediata risonanza emotiva che di solito accompagna i nostri comportamenti.
Alludo a quella risonanza emotiva […] che fin da bambini provavamo quando la mamma ci raccontava le fiabe, anche truci, perché i bambini non vanno esonerati dalla conoscenza del male e neppure dal lutto, che capiranno nei limiti della loro età, ma non ne saranno sorpresi, senza sapere come reagire, quando la vita li metterà di fronte a queste manifestazioni.
Ascoltando quelle fiabe o accompagnati nella lettura dalle nostre mamme imparavamo, più per via emotiva che mentale, la differenza tra il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il buono e il cattivo, acquisendo in tal modo un regolatore emotivo che ci consentiva di sentire quando le nostre azioni erano buone o cattive, giuste o ingiuste. Senza un’educazione emotiva, oltre a non avere un’immediata consapevolezza della bontà o meno delle nostre azioni, si rimane a livello pulsionale, con una pericolosità sociale che la cronaca nera di ogni giorno non cessa di illustrarci.
Come si comporta la nostra scuola nei confronti dei bulli, che sono poi quei ragazzi il cui sviluppo psichico si è arrestato a livello pulsionale? Li sospende dalla frequenza scolastica, togliendo loro l’unica opportunità che in quegli anni hanno per poter emanciparsi e passare dal livello pulsionale al livello emotivo. Dovrebbero invece essere più accuditi, meglio curati affinché possano acquisire la consapevolezza delle loro azioni, in modo da sentirle risuonare dentro di loro come buone o cattive, come gravi o lievi.
Dove c'è l'educazione non c'è distinzione di classe.
ConfucioGli uomini nascono ignoranti, non stupidi; la stupidità è il risultato dell'educazione.
Bertrand RussellC'è stato certo progresso in senso tecnologico, ma abbiamo progredito in altre direzioni? Abbiamo posto fine alle guerre? La gente è forse più gentile, più affettuosa, più generosa, più sollecita, meno crudele? [...] Dal punto di vista scientifico e fisico abbiamo fatto progressi portentosi; ma interiormente siamo a un punto morto, non è così? Per la maggior parte di noi l'educazione è stata come allungare un solo piede di un treppiedi, sicché non abbiamo equilibrio […].
Jiddu Krishnamurti Education and the significance of lifePer quanto riguarda l'educazione dei figli, penso che si debbano insegnar loro non le piccole virtù, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l'indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l'astuzia, ma la schiettezza e l'amore alla verità; non la diplomazia, ma l'amore al prossimo e l'abnegazione; non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere. Di solito invece facciamo il contrario: ci affrettiamo a insegnare il rispetto per le piccole virtù, fondando su di esse tutto il nostro sistema educativo.
Natalia Ginzburg Le piccole virtùÈ tale la ripugnanza ispirata dall'egoismo che si è inventata l'educazione per nasconderlo come qualche cosa di vergognoso; esso nondimeno traspare di sotto ad ogni velame, e si tradisce già al primo incontro con un'altra persona, perché sempre cerchiamo di mettere a profitto le nuove conoscenze e farle servire a qualche nostro divisamento. Il primo pensiero che ci si presenta è di vedere come quel tale ci potrebbe venir utile. Se ci accorgiamo di non poterne cavar niente di buono, non ha più per noi alcun valore.
Arthur Schopenhauer
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