L’attore, il mimo, il danzatore, il musicista, il poeta lirico sono fondamentalmente parenti nei loro istinti e formano un tutto le cui parti si sono specializzate e separate a poco a poco — finanche alla contraddizione. Il poeta lirico rimane più lungamente unito al musicista, l’attore al danzatore. — L’architetto non rappresenta né uno stato apollineo né uno stato dionisiario: in lui è il grande atto di volontà, la volontà che muove le montagne, l’ebbrezza della grande volontà che ha il desiderio dell’arte. Gli uomini più possenti hanno sempre ispirato gli architetti; l’architetto fu incessantemente sotto la suggestione della potenza. Nell’edificio, la fierezza, la vittoria sulla pesantezza, devono essere rese visibili: l’architettura è una specie di eloquenza del potere con le forme, talvolta convincente ed anche carezzante, talvolta imperiosa. Il più alto sentimento di potenza e di sicurezza trova la sua espressione in ciò che è di grande stile. La potenza che non ha più bisogno di dimostrazione; che disdegna di piacere; che risponde difficilmente; che non sente nessuna testimonianza intorno a sé; che vive incoscientemente delle obbiezioni che si muovono ad essa; che riposa su sé stessa, fatalmente, una legge tra le leggi: è ciò che parla di sé in grande stile.
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