La signora Diana, altresì nota come Artemide, ha una singolare peculiarità che dovrebbe farci riflettere: è contemporaneamente dea cacciatrice e protettrice delle puerpere. Quindi conferma la ambigua relazione tra Eros e Thanatos ipotizzata dal dottor Freud.
Non amava i voyeurs, visto la brutta fine che fece fare al povero Atteone, ma si sospetta una sua predilezione saffica per le sue ninfe: quindi non si può dire che fosse casta e verginale, come per esempio Atena, ma semplicemente diversamente orientata, come si suole dire oggi.
Simbolicamente, è soprattutto immagine del Femminile assoluto, dove il maschio non ha molto a che vedere, appartenendo ad altre dimensioni, più solari, apollinee, superficiali. Atteone manca di rispetto non tanto a lei quanto al Mistero che rappresenta: viene sbranato dai cani perché ha infranto la sacralità dell’essere femminile, i suoi intimi segreti.
Se l’arco rivela chiaramente la componente più oscura di questa dimensione, come si è detto la morte, la mezzaluna sul capo leggiadro a sua volta rivela la natura lunare, e quindi notturna, della Dea: torniamo all’ oscurità, ai segreti, ai mondi ctonii.
Una delle maggiori paure maschili è data appunto da queste immagini correlate: la donna è misteriosa (quindi incomprensibile), ha aspetti notturni e bui ( quindi è demone, maga, strega, vampiro), è pericolosa (perché lunatica, ovvero tendente a una certa follia licantropica). Eh, la propaganda è sempre di parte.
Come si è visto, Diana protegge anche le donne che stanno per partorire: se è vero che l’essere femminile ha dimensioni profonde (e infatti è molto più connesso dei maschi all’inconscio ed ai sogni), dobbiamo sempre ricordare che vita e morte sono unite insieme come i due estremi di uno stesso bastone, e quindi chi ha in mano il destino del nascituro ha anche il dono straordinario di dare, oltre alla morte, la vita.
La dualità luce/ombra, vita/morte, giorno/notte, è presente in quasi tutte le tradizioni non manicheiste.
La nostra Dea affascinante rappresenta quindi il segreto più profondo dell’esistenza stessa, che è sempre molto complessa e non definibile.
Atteone non avrebbe dovuto cercare di conoscerlo e rivelarlo.
Diana doveva restare inviolata. Tra le sue ninfe.
In ricordo di Giovanni Gastel
SchieleArt • La morte e la donna incinta • Galleria Nazionale Praga
Ancora nessun commento