Errore del libero arbitrio
— Oggi non ci rimane più alcuna specie di compassione con l’idea del «libero arbitrio»; noi sappiamo troppo bene ciò che è, l’azione teologica più mal famata che vi sia, per rendere l’umanità «responsabile» alla maniera dei teologi, il che vuol dire: per rendere l’umanità dipendente dai teologi… Io qui non faccio che dare la psicologia di questa tendenza a voler rendere responsabili. — Dovunque si cercano delle responsabilità, è generalmente l’istinto di punire e giudicare che è in opera. Si è liberato il divenire della sua innocenza, allorché si riconduce uno stato di fatto qualunque alla volontà, a delle intenzioni, a degli atti di responsabilità: la dottrina della volontà è stata principalmente inventata allo scopo di punire, cioè con l’intenzione di trovare il colpevole. — Tutta l’antica psicologia, la psicologia della volontà non esiste altro che perché i suoi inventori, i preti, capi delle antiche comunità, vollero crearsi il diritto d’infliggere una pena, o piuttosto perché essi vollero creare questo diritto per Iddio… Gli uomini sono stati considerati come «liberi», per poter essere giudicati e puniti, — per poter essere colpevoli: per conseguenza ogni azione doveva essere considerata come voluta, l’origine di ogni azione come trovantesi nella coscienza (— per il che il falso monetario in psychologis, per principio, era fatto principio della psicologia stessa…). Oggi che siamo entrati nella corrente contraria, mentre che noialtri immoralisti cerchiamo, con tutte le nostre forze, di fare sparire di nuovo dal mondo l’idea di colpabilità e di punizione, come pure a ripulirne la psicologia, la storia, la natura, le istituzioni e le sanzioni sociali, a i nostri occhi non vi è altra opposizione più radicale di quella dei teologi i quali continuano, con l’idea del «mondo morale», a infestare l’innocenza del divenire, con il «peccato» e la «pena». Il cristianesimo è una metafisica da carnefici…

Crediti
 Friedrich Nietzsche
 Il crepuscolo degli idoli
  I quattro grandi errori
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Quotes per Friedrich Nietzsche

Così freddo, così glaciale che su di lui ci si brucia le dita! Ogni mano che lo tocca inorridisce! E appunto per questo molti lo credono ardente.

Vivere troppo vicino a una persona è come prendere continuamente tra le dita nude una bella incisione: un bel giorno ci ritroviamo fra le mani nient'altro che della misera carta insudiciata. Anche l'anima di una persona, a forza di toccarla, finisce per essere consunta; almeno così essa alla fine ci appare – non ne vediamo più il disegno e la bellezza di un tempo. Si perde sempre qualcosa nei rapporti troppo confidenziali con le donne e gli amici; e talvolta si perde la perla della propria vita.

«Ho fatto questo» dice la mia memoria. «Non posso aver fatto questo» - dice il mio orgoglio e resta irremovibile. Alla fine - è la memoria a cedere.

Chi sta sempre a orecchiare come egli venga giudicato, ha sempre dispiaceri. Perché noi veniamo giudicati falsamente già da quelli che ci stanno più vicini («che ci conoscono meglio»). Anche i buoni amici lasciano sfuggire talvolta in una parola invidiosa la loro discordanza; e sarebbero nostri amici se ci conoscessero esattamente? I giudizi degli indifferenti fanno molto male, perché suonano così imparziali, quasi oggettivi. Ma se ci accorgiamo poi che qualcuno che ci è nemico ci conosce, in un punto tenuto segreto, così bene come ci conosciamo noi stessi, com'è grande allora il nostro dispetto!  Umano, troppo umano

«Egli mi dispiace.» - Perché? «Non sono alla sua altezza.» - Ha mai risposto così un uomo?