— Oggi non ci rimane più alcuna specie di compassione con l’idea del «libero arbitrio»; noi sappiamo troppo bene ciò che è, l’azione teologica più mal famata che vi sia, per rendere l’umanità «responsabile» alla maniera dei teologi, il che vuol dire: per rendere l’umanità dipendente dai teologi… Io qui non faccio che dare la psicologia di questa tendenza a voler rendere responsabili. — Dovunque si cercano delle responsabilità, è generalmente l’istinto di punire e giudicare che è in opera. Si è liberato il divenire della sua innocenza, allorché si riconduce uno stato di fatto qualunque alla volontà, a delle intenzioni, a degli atti di responsabilità: la dottrina della volontà è stata principalmente inventata allo scopo di punire, cioè con l’intenzione di trovare il colpevole. — Tutta l’antica psicologia, la psicologia della volontà non esiste altro che perché i suoi inventori, i preti, capi delle antiche comunità, vollero crearsi il diritto d’infliggere una pena, o piuttosto perché essi vollero creare questo diritto per Iddio… Gli uomini sono stati considerati come «liberi», per poter essere giudicati e puniti, — per poter essere colpevoli: per conseguenza ogni azione doveva essere considerata come voluta, l’origine di ogni azione come trovantesi nella coscienza (— per il che il falso monetario in psychologis, per principio, era fatto principio della psicologia stessa…). Oggi che siamo entrati nella corrente contraria, mentre che noialtri immoralisti cerchiamo, con tutte le nostre forze, di fare sparire di nuovo dal mondo l’idea di colpabilità e di punizione, come pure a ripulirne la psicologia, la storia, la natura, le istituzioni e le sanzioni sociali, a i nostri occhi non vi è altra opposizione più radicale di quella dei teologi i quali continuano, con l’idea del «mondo morale», a infestare l’innocenza del divenire, con il «peccato» e la «pena». Il cristianesimo è una metafisica da carnefici…

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