Era il 1973, c’era la guerra, la gente faceva capannello attorno alla radio. Ascoltavano Radio Cairo, ancora increduli che l’esercito egiziano potesse attraversare il canale di Suez, che gli arabi potessero vincere contro Israele.
Stava in piedi assieme ad altre persone, Zayn ‘Alúl, davanti alla bottega di Abu Khalíl, sorseggiando tè e facendo quattro chiacchiére. A un certo punto le chiacchiere avevano preso un’altra piega, si erano trasformate in una discussione a proposito dei fatti della Bank of America. Era successo che alcuni elementi della polizia libanese avevano fatto irruzione nella banca, ucciso due degli uomini che l’avevano occupata, arrestato gli altri due e liberato gli ostaggi. Con il risultato che la banca non aveva scucito un petacchino per lo sforzo bellico arabo, scopo ultimo dell’operazione, stando alle condizioni dettate dal capo del commando, poi abbattuto.
– È stato un errore, – diceva Abu Khalíl, – la guerra è in Israele, a che pro occupare una banca qui?
– La banca è americana, gli americani sono Israele. Sí insomma, lí e qui è la stessa identica guerra, – aveva ribattuto uno dei ragazzi che facevano ressa attorno alla bottega.
Abu Khalíl aveva preso in mano il giornale e si era avvicinato alla luce che usciva da dentro il negozio.
– Date retta a me, ragazzi, è stato un errore. ‘Ali Shu’ayb ha preso in ostaggio e poi ammazzato un americano che non c’entrava niente.
Leggeva, Abu Khalíl:
– «L’americano John Conrad Maxwell è stato assassinato da ‘Ali Shu’ayb. Quest’ultimo, ricorrendo a uno degli ostaggi perché non in grado di esprimersi in inglese, ha comunicato a Maxwell di aver deciso di ucciderlo poiché la dilazione concessa alle autorità era scaduta. L’americano ha implorato per la propria vita, ma ‘Ali Shu’ayb gli ha sparato alla schiena. L’americano, supino al suolo, ha urlato e supplicato, ma ‘Ali Shu’ayb, coadiuvato da un altro componente del commando, presumibilmente Jihàd As’ad, lo ha preso a calci e ha nuovamente fatto fuoco, colpendolo al ventre e togliendogli la vita».
– Ma vi sembra possibile, ragazzi? Non son cose che si fanno, – aveva concluso Abu Khalíl: – E poi il problema è con Israele, la guerra è li. È stato un errore.
– Tutte balle, – aveva esclamato Zayn ‘Alúl, – sono tutte balle.
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