Per un uomo del nostro tempo, la cosa più difficile è rinunciare all’esercizio di una «esigenza critica»; il realista invece farà bene a rinunciarvi, perché la cosiddetta «esigenza critica» è la punta di diamante dell’idealismo, ed è proprio nell’idealismo che ritroviamo sempre questa «esigenza critica», non come mero principio teorico o come semplice dottrina ma proprio come impegno etico al servizio di una nobile causa. L’esercizio dell’«esigenza critica» esprime in effetti la decisione di sottomettere i fatti a quel trattamento ideologico che si rende necessario per depurarli da tutto ciò che possa resistere all’intelletto. La politica che occorre seguire per raggiungere questo risultato è di sostituire sempre il punto di vista dell’osservatore all’evidenza dell’oggetto osservato. La decostruzione della realtà va perseguita, se e necessario, fino alle sue più estreme conseguenze, e più la realtà oppone resistenza più l’idealista si adopera per decostruirla. Il realista deve invece riconoscere sempre che è l’oggetto a causare la conoscenza, e di conseguenza deve trattarlo con il massimo rispetto.
Vademecum del realista principiante
a cura di Antonio Livi e Maria Antonietta Mendosa
SchieleArt • Semi nude, back view • 1918
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