La morte di Sansone[Per colui il cui] sguardo trapassa il principium individuationis, tutto è ugualmente vicino. Conosce il tutto, ne scruta l’essenza, e la trova presa in un perpetuo trapassare, in un futile aspirare, in un interno conflitto e costante dolore; vede, ovunque guardi, l’umanità sofferente e la sofferente animalità, e un mondo evanescente. Ma tutto ciò gli è ora così vicino, come solo all’egoista la propria persona. Come potrebbe dunque, con una tale conoscenza del mondo, affermare questa stessa vita con continui atti di volontà, ad essa in tal modo appunto sempre più strettamente allacciandosi, stringendola sempre più strettamente a sé? Se dunque colui che è ancora preso nel principium individuationis, nell’egoismo, conosce solo cose particolari e il loro rapporto con la propria persona, e quelle divengono poi motivi sempre rinnovati del suo volere, invece la sopra descritta conoscenza del tutto, dell’essenza delle cose in sé, diviene un quietivo di ogni e qualunque volere. La volontà si distoglie allora dalla vita: ha orrore dei suoi piaceri, in cui riconosce la sua affermazione. L’uomo perviene allo stato della volontaria rinuncia, della rassegnazione, della vera calma e assoluta assenza di volontà. Sebbene noialtri, che siamo ancora avvolti nel velo di Maja, ci avviciniamo a volte, nel nostro dolore pesantemente sentito o in quello altrui vivamente conosciuto, alla conoscenza della nullità e amarezza della vita, e vorremmo, con rinuncia totale e decisa per sempre, spezzare alle brame il loro pungolo, sbarrare l’accesso a ogni dolore, purificarci e santificarci; tosto l’illusione del fenomeno ci irretisce di nuovo, e i suoi motivi rimettono la volontà in movimento: non sappiamo staccarci. Gli allettamenti della speranza, la lusinga del presente, la dolcezza dei piaceri, il benessere che alla nostra persona tocca in mezzo allo strazio di un mondo sofferente, nel dominio del caso e dell’errore, ci ritrae a sé e rinsalda i legami.

Crediti
 Arthur Schopenhauer
 Il mondo come volontà e rappresentazione




Quotes per Arthur Schopenhauer

La morte di ogni uomo buono è di regola placida e dolce; ma morire di buon grado, morire volentieri, morire gioiosamente, è un privilegio del rassegnato, che rinuncia e rinnega la volontà di vivere. Perché egli soltanto vuole morire per davvero e non solo in apparenza, e quindi non ha bisogno e non pretende una sopravvivenza della sua persona. Rinuncia di buon grado all'esistenza che noi conosciamo: quel che ne ottiene in cambio, ai nostri occhi è nulla perché, riferita a quello, la nostra esistenza è nulla. La fede buddhistica lo chiama Nirvana, ossia estinzione.  Il mondo come volontà e rappresentazione

In musica tutti i sentimenti tornano al loro stato puro e il mondo non è altro che musica resa realtà.  L'arte di vivire

Gli uomini si sforzano cento volte più di acquisire ricchezze che di coltivare il proprio spirito; e ciò nonostante è fuori discussione che ciò che si è contribuisce molto di più alla nostra felicità rispetto a ciò che si possiede.

La natura, come ha armato il leone di artigli e denti, l'elefante e il cinghiale di zanne, il toro di corna e la seppia dell'inchiostro che intorbida l'acqua, così ha dotato la donna dell'arte di fingere per proteggersi e difendersi,  L'arte di trattare le donne

Chi ha dei meriti in prima persona riconosce anche i meriti altrui; quando sono autentici ed effettivamente reali, s’intende. Colui invece che non possiede nessun merito e nessun pregio desidererebbe che non ne esistessero affatto: lo scorgerli negli altri equivale per lui a venir disteso sul tavolo di tortura; impallidisce, diventa verde e giallo a causa dell’invidia che lo rode nel profondo; vorrebbe annientare ed estirpare tutti coloro i quali sono privilegiati in prima persona.  Supplementi al mondo come volontà e rappresentazione