Lo appassionavano brani che sfuggono al declamatore, come l’invocazione terribile ed epica di Edmund, nel Re Lear, intrisa di malvagità, che inizia con:
Natura sei la mia dea
e finisce con
E adesso, o dei, difendete i bastardi.
Era buio come la notte, maligno come Niggertown, immenso come i venti primordiali che ululavano tra i monti: cantava quei versi nelle ore più nere del suo lavoro, nelle tenebre, nel vento. Lo capiva; esultava per la sua malvagità – che era il male stesso della terra, della Natura illecita. Era un appello agli eccezionali; un grido per quelli che non hanno limiti, per gli angeli ribelli, per tutti gli uomini straordinari.
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