Farsa trascendentale
L’Io, sola realtà vera, spiegava Hegel, può sorridere della vana parvenza dell’Universo: come la pone, può anche annullarla; può non render sul serio le proprie creazioni. Onde l’ironia: cioè quella forza — secondo il Tieck — che permette al poeta di dominare la materia che tratta; materia che si riduce per essa — secondo Friedrich Schlegel — a una perpetua parodia, a una farsa trascendentale. Trascendentale, più d’un po’, osserveremo noi, questa concezione dell’ironia: né, del resto, se consideriamo per poco donde ci viene, poteva essere altrimenti. Tuttavia essa ha, o può avere, almeno in un certo senso, qualche parentela col vero umorismo. Nell’ironia retorica, non bisogna prender sul serio quel che si dice; in quella romantica, si può non prender sul serio quel che si fa. L’infingimento, quella tal contraddizione fittizia, di cui parla la retorica, è diventata qua, a furia di gonfiarsi, la vana parvenza dell’universo. Ora ecco: se l’umorismo consistesse tutto nella puntura di spillo che sviscera quella rana abbottata, ironia e umorismo sarebbero pressappoco la stessa cosa. Ma l’umorismo, non è tutto in questa puntura di spillo.

Crediti
 Luigi Pirandello
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