Come surrogato provvisorio Kant ha fornito il suo postulato della ragione pratica e la sua teologia morale, che, senza avere alcuna pretesa di validità oggettiva per il sapere o la ragione teoretica, debbono avere validità assoluta per l’agire o la ragione pratica, nonché per la fede priva di sapere che ne deriva. Con ciò egli non voleva certo affermare né sottintendere altro che la supposizione di un Dio giusto e imparziale dopo la morte costituisce uno schema utile e sufficiente a interpretare il significato etico dell’agire da un punto di vista emotivo e a guidare questo agire, come se tale schema fosse un’allegoria della verità; così la rinascita, di cui parlano gli Indiani, nella forma di colui che abbiamo danneggiato, e il fatto che in seguito subiremo esattamente quanto ora gli infliggiamo, rappresenta un altro schema simile, che ha la stessa tendenza, ma un valore certamente superiore.
Inoltre in questa prospettiva tali supposizioni possono sostituire la verità, da cui potrebbero peraltro essere assai lontani in senso sia teoretico sia oggettivo.

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