Dopo anni di dinamismo storico la correlazione delle forze tra i gruppi sociali in conflitto permanente, ha teso a differenziarsi tanto da rendere i potenti esseri quasi onnipotenti, e i dominati, subalterni, emarginati o come li si voglia definire, soggetti consegnati alla contemplazione passiva della sottomissione in cui sono mantenuti. È in questo modo che giunge il momento di considerare la necessità di non lottare né resistere più, dirigersi verso il cessare della nostra esistenza, totalmente disperati e diffidenti delle capacità delle classi, gruppi, partiti politici, avanguardie o individualità, che propongono la possibilità di una nuova società, di un cambiamento di fondo delle strutture che, giorno dopo giorno, incrementano, incessantemente, la loro egemonia, il loro controllo, nelle nostre menti, nei nostri corpi e negli spazi fisici.
I livelli di ipocrisia presenti, oggi, nella società hanno condotto al fatto che qualsiasi pretesa di trasformazione radicale di questa stessa e della sua quotidianità non sia più che un momento della sua falsità permanente. La religione degli affamati. La nozione del cambiamento, senza fondamento storico o rappresentazione nella realtà, conduce al mantenimento di questa come nozione e non alla sua elevazione alla categoria di concetto.
L’impossibilità di mantenere il confronto nello spazio-tempo, ha reso la manifestazione antagonista un’espressione totalmente deviata dai suoi obiettivi iniziali, configurandosi verso una commemorazione momentanea in cui gli individui attuali, l’essere presente, si vedono impotenti nell’introdurre le loro soluzioni materiali e ideologiche nel mondo. Mi ipnotizzo nel vedere alzarsi intorno a me la più estrema macchina di controllo-repressione, che mi porta direttamente allo scoraggiamento. In questo contesto, ci trasciniamo tutti insieme – rivoluzionari o no – in un pozzo di vaga critica, appena esaltata dal nostro necessario anarchismo, per far fiorire la protesta generale contro tutto quanto si fa, e in nome di tutto quanto crediamo che sarebbe preferibile realizzare.
La società dello spettacolo di Guy Debord
Debord analizza come la società moderna sia dominata dalle immagini e dalla superficialità, concetti che si riflettono nel testo attraverso la critica della società contemporanea e la sua incapacità di cambiare.
Il mito di Sisifo di Albert Camus
Camus esplora il tema dell’assurdo e della disperazione nella condizione umana, correlato al testo analizzato che discute la disperazione e l’impotenza delle classi subalterne di fronte alla loro condizione.
Sorvegliare e punire di Michel Foucault
Foucault esamina il sistema di controllo e repressione nella società, parallelo al testo che critica l’incremento dell’egemonia e del controllo sulle menti e i corpi delle persone nella società moderna.
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