Ricordo che originariamente il termine trovare non significava affatto trovare nel senso del risultato pratico o scientifico. Trovare equivaleva a girare, fare il giro, andare attorno. Trovare un canto significava tornire la curva del movimento melodico, farlo girare, senza alcuna idea di scopo e tanto meno di sosta. Trovare era quasi sinonimo di cercare, che suonava: fare il giro di.
L'uomo di mondo vive nelle sfumature, nei gradi, nel chiaroscuro, nel confuso incanto o nella mediocrità indecisa: il mezzo. L'uomo tragico vive nella estrema tensione fra i contrari, dal sí confuso assieme col no, risale al sí e ai no chiari e chiaramente mantenuti in opposizione. Non vede l'uomo come una passabile mescolanza di qualità mediocri e di dignitosi difetti, ma come un insostenibile incontro di estrema grandezza e di estrema miseria, come un incongruo nulla in cui i due infiniti si scontrano. L'infinito intrattenimento
Con la domanda ci si dà la cosa e nello stesso tempo il vuoto che ci permette di non averla ancora o di averla come desiderio. La domanda è il desiderio del pensiero.
A Osea, l'Eterno dice: Sposa una donna prostituta che ti partorisca figliuoli di prostituzione, perché tutto il paese si prostituisce, e non è un'immagine. Il matrimonio stesso è profetico. La parola profetica è pesante. La sua pesantezza è il segno della sua autenticità. Non si tratta di far parlare il proprio cuore, né di dire quel che piace alla libertà dell'immaginazione. I falsi profeti piacciono, sono graditi: giullari (artisti) più che profeti. Ma la parola profetica s'impone dall'esterno, è il Fuori, il peso e la sofferenza del Fuori.
L'opera non è né compiuta né incompiuta: essa è… la solitudine dell'opera ha come primo sfondo quest'assenza di esigenza che non permette mai di dirla né compiuta né incompiuta. L'opera è solitaria: ciò non significa che essa rimanga incomunicabile, che il lettore le venga a mancare.
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