Frequentatore di bibliotecheLe lunghe attese mi sono concesse dal destino. In quei momenti il mio spirito assorto si rifà del tempo perduto con mille rimugini. Le bieche facce di chi mi consegna i libri, stanche mani di villani, o quei tozzi volti di chi li consulta ma ne è lontano, non sono come me. Ma è come se volessero scoraggiarmi dal proseguire e mi indicano la porta. Ma poi, un lampo dorato, un dorso ammiccante, il titolo ambito, frutto di una attesa, cioè di una parte della mia vita già così scarsa, ridestano l’ostinazione e a capo chino mi tuffo nella mischia. Più tardi è tutto finito. E quando esco, esco riconciliato. Se la Fortuna è venuta a visitarmi e mi ha messo da parte un piccolo bottino, cambia il vento e i volti li vedo sorridenti, alacri, e da ogni punto spira un’aria di amicizia.
La biblioteca è uguale per tutti. Questa l’austera scritta che mi sembra di leggere all’entrata. Essa dice che tutti i libri sono uguali davanti alla “cultura”. La biblioteca realizza questa tetra eguaglianza e rende giustizia al libro ignoto, o al più modesto di essi, trattandolo come gli altri. Sarà spolverato ugualmente, perseguitato il reo se viene rubato. E comprato a suon di quattrini come l’altro. Poiché tutto ciò mi sembra losco e ingiusta questa giustizia, sogno che i libri vengano dispersi ai quattro venti, che non ci sia nessun luogo in cui li si conservi e che solo il fato li conduca a questo o a quello per vie che esso solo sa.
Sala di lettura come vita. Si ritrovano qui, davanti ai libri, tipi che puoi vedere al mercato o davanti alle vetrine di un negozio di bottoni. Uno studioso non sembra più distinguersi e nessuno è più nessuno di lui quando è nella sala di lettura. Le pagine scorrono davanti ai suoi, occhi ed egli sminuzza concetti, divora emozioni, trangugia ragionamenti e visioni, impassibile. Sala di lettura come vita. Tornerò domani. To-morrow and to-morrow and to-morrow.

Crediti
 Manlio Sgalambro
  Diario parigino pubblicato sul numero monografico dedicato a Franco Battiato
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Quotes per Manlio Sgalambro

…la ragione dà ragione all'assassino e alla sua vittima. L'assassino e la sua vittima sono inscindibili. Ti sei interessato a me sino a uccidermi può dire l'altro, e per un attimo può anche piangere per la commozione. Nessuno lo capirebbe, salvo colui che è ispirato dalla divina irresponsabilità. Ciò che li lega appare sulle prime abbastanza chiaro, un minuto dopo imperscrutabile.

Alcuni si agitano perché non pensano. Fare li mangia vivi. Ma in realtà si muovono, non fanno altro. Cambiano posto, semplicemente.

Le discoteche sono piccoli nirvana dove il solenne fragore del rock fa assaporare il piccolo nulla al figlio di Siddharta. Non essere per un poco è tutto quello che si chiede. Piccoli niente di cui la vita dell'individuo odierno ha bisogno per rinascere e vivere un'altra settimana.

Il nascere e il morire sono i due momenti unicamente reali. Il resto è sogno, interrotto da qualche insignificante sprazzo di veglia.

Nell'uomo politico si incarna lo stato medio di una società i vizi, le mediocrità, i difetti come se egli ne assorbisse i mali alla maniera dei vecchi stregoni che succiano la ferita purulenta succhiandone anche il maleficio. Così i loro vizi, le turpitudini, il malaffare, sanno di qualcosa di diverso. È come se essi imbrigliassero tutto ciò che di turpe vi è in una convivenza e ne liberassero gli altri.