Perché non lo fa entrare?
Ah, no! Nemmeno a pensarci! Avrei fatto meglio a risparmiare il fiato. Sapevo che non lasciar entrare il cane in casa era una delle regole di vita dei Fyne, parte della loro solennità e responsabilità, una componente della loro onnipresente, seppur mansueta, superiorità. Era alquanto disdicevole imporre la presenza del proprio cane in casa dei loro ospiti – foss’anche uno scapolo un po’ poltrone, alloggiato in una fattoria, amico personale del cane. Era fuori discussione. Però lo lasciavano abbaiare fuori dalla tua finestra fino a farti impazzire. C’era una strana coerenza nella loro incapacità di entrare in sintonia con le persone mediante l’immaginazione. Non insistei, limitandomi a fargli strada verso il salotto, sperando che per un’ora o giù di lì non accadesse che qualcuno passasse per il vialetto alterando il contegno del cane.
Mrs. Fyne, seduta immobile davanti al tavolo ingombro di piatti, tazze, bricchi, una teiera fredda, briciole, e in generale tutto il disordine dell’ospitalità, volse il capo verso di noi.
Vede, Mr. Marlow, disse in un tono inaspettatamente confidenziale non sono assolutamente fatti l’uno per l’altro
Sul momento non capii a chi si riferisse con questa osservazione; inizialmente pensai a Fyne e al cane. Poi la misi in relazione alla faccenda in questione, che non era né più né meno che una fuga d’amore.
Fuga d’amore
Crediti
Quotes per Joseph Conrad
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