AktPerché non lo fa entrare?
Ah, no! Nemmeno a pensarci! Avrei fatto meglio a risparmiare il fiato. Sapevo che non lasciar entrare il cane in casa era una delle regole di vita dei Fyne, parte della loro solennità e responsabilità, una componente della loro onnipresente, seppur mansueta, superiorità. Era alquanto disdicevole imporre la presenza del proprio cane in casa dei loro ospiti – foss’anche uno scapolo un po’ poltrone, alloggiato in una fattoria, amico personale del cane. Era fuori discussione. Però lo lasciavano abbaiare fuori dalla tua finestra fino a farti impazzire. C’era una strana coerenza nella loro incapacità di entrare in sintonia con le persone mediante l’immaginazione. Non insistei, limitandomi a fargli strada verso il salotto, sperando che per un’ora o giù di lì non accadesse che qualcuno passasse per il vialetto alterando il contegno del cane.
Mrs. Fyne, seduta immobile davanti al tavolo ingombro di piatti, tazze, bricchi, una teiera fredda, briciole, e in generale tutto il disordine dell’ospitalità, volse il capo verso di noi.
Vede, Mr. Marlow, disse in un tono inaspettatamente confidenziale non sono assolutamente fatti l’uno per l’altro
Sul momento non capii a chi si riferisse con questa osservazione; inizialmente pensai a Fyne e al cane. Poi la misi in relazione alla faccenda in questione, che non era né più né meno che una fuga d’amore.

Crediti
 Joseph Conrad
 Il caso
 SchieleArt •  Akt • 




Quotes per Joseph Conrad

Nessun uomo si aprirà con il proprio padrone; ma a un amico di passaggio, a chi non viene per insegnare o per comandare, a chi non chiede niente e accetta tutto, si fanno confessioni intorno ai fuochi del bivacco, nella condivisa solitudine del mare nei villaggi sulle sponde del fiume, negli accampamenti circondati dalle foreste, si fanno confessioni che non tengono conto di razza o di colore. Un cuore parla ed un altro ascolta, e la terra, il mare, il cielo, il vento che passa e la foglia che si agita, ascoltano anche loro il vano racconto del peso della vita.

E quel negro infame, si buttò contro la fenditura, e vi incollò le labbra mormorando: Aiuto!, con voce quasi spenta, poi vi premette la testa contro cercando freneticamente di uscire da quello spacco di tre centimetri di larghezza e otto di lunghezza. Nello sato di abbattimento in cui ci trovavamo, restammo addirittura paralizzati per questo suo incredibile tentativo. Pareva impossibile cacciarlo via di là.  Il negro del Narciso

Allora udì di nuovo quella voce contenuta, il cui potere pacificatore, in mezzo alla discordanza spaventosa dei rumori, era tale che si sarebbe detto venisse da qualche remoto asilo di quiete, di là dalla tempesta: udì di nuovo una voce umana – quel suono fragile e trionfante che contiene in se l'infinito del pensiero, e la risoluzione e il proposito, e che, nel giorno del giudizio, quando i cieli saranno crollati, pronuncerà la parola di fede - di nuovo udì quella voce, che era come una specie di grido venuto da molto lontano: - Va bene!  Tifone

La vita non ci conosce e noi non conosciamo la vita, non conosciamo nemmeno i nostri stessi pensieri. Metà delle parole che usiamo non hanno alcun significato, e dell'altra metà ognuno comprende ogni parola secondo il suggerimento della propria follia e presunzione.

Nella vita, capite, non c'è gran scelta. O marcire o ardere.