Adele harmsAccettare la realtà è la cosa più difficile, per un essere umano moderno. Un tempo i nostri più antichi avi vivevano in un rapporto così sinergico col resto della Natura, che gli veniva spontaneo accettare tutto ciò che imparavano a conoscere sin da bambini: il dolore, la gioia, l’amore, la morte.

Col passare dei millenni, l’uomo ha sempre di più sviluppato il suo ego, quella parte della sua psiche che lo convince di essere distinto e separato dalla Natura, che lo spinge a desiderare di controllarla e di fare emergere la propria superiorità. L’ego spinge l’essere umano a bramare, ad attaccarsi a ciò che desidera e a volere fortemente che ciò che ha diventi permanente.

Tutto ciò, essendo solo illusione (niente di ciò che esiste è permanente) renderà all’uomo moderno inaccettabile la realtà, che ogni giorno mortifica questa illusione.

L’essere umano vorrebbe solo gioire, ed invece ogni giorno è in agguato il dolore. Vorrebbe che gli altri facessero ciò che a lui aggrada, ed invece ogni giorno gli altri si contrappongono a lui. Vorrebbe che i suoi affetti, che egli vede ormai come possessi, rimanessero per sempre in mano sua, ed invece ogni giorno anche questi affetti si presentano sempre più liquidi, e gli sfuggono dalle dita.

Anche quando egli consegua successo, denaro, sesso, ogni giorno la realtà gli ricorderà che tutto ciò che ha andrà perso, e sperimenterà tristemente che col denaro non potrà mai comprare ciò di cui ha davvero bisogno, cioè la pace dell’anima.

Così, l’essere umano moderno, incapace di accettare la realtà, fuggirà nel sogno.

Diceva Jim Morrison, Datemi un sogno in cui vivere perché la realtà mi sta uccidendo. La maggior parte degli artisti contemporanei, anche i maggiori, hanno sperimentato questa condizione di alienazione in cui la società del nostro tempo pone gli esseri umani fin da bambini. Tutta l’arte dal Novecento in poi è stata storia di questa alienazione, simboleggiata dall’urlo di dolore di Munch.

Perché i sogni di questo tipo non sono vita, non sono più i sogni dello Sciamano che lo aiutavano a vedere l’essenza del reale, ma al contrario sono solo fuga dall’unico posto dove si possa davvero vivere: la realtà.

Per tornare alla realtà, l’essere umano dovrebbe silenziare il proprio ego, e riprendere ad accettare, come un tempo, che le cose sono come sono.

Accettare che per gioire bisogna sopportare il dolore, che per amare bisogna dare piuttosto che ricevere, che per conoscere bisogna impegnarsi a cercare e ascoltare e non semplicemente aprire la bocca per emettere fiato, e per essere artisti bisogna imparare l’Arte e non semplicemente pensare di esserlo.

Tutte le illusioni portate dalla modernità si sintetizzano in una sola parola: virtualità. Bisogna togliersi gli occhiali della virtualità, per tornare al reale. Convincersi che quella che chiamiamo oggi politica non più ha nulla a che vedere con la Polis, che quella che chiamiamo religione non ha più nulla a che vedere con lo spirito, che quella che chiamiamo arte non ha più nulla a che vedere con l’innalzamento alla bellezza e alla spiritualità.

Convincersi che tutte queste immagini che vengono dall’ego sono solo falsità, e togliersi gli occhiali del virtuale.

Tornare con i piedi per terra, con gli occhi nudi a osservare la Natura, è il solo modo per raggiungere quel cielo che porta alla serenità dell’anima, e ad una vita serena e piena.

Crediti
 Domenico Rosaci
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