Fuga senza fine
Più li guardavo e meno quei ritratti mi rimandavano a qualcuno. A nessuno. Mi ci è voluto senza dubbio un bel po’ di tempo per precisare questa idea, inebriante e sconfortante: i ritratti dipinti da Rembrandt (dopo i cinquant’anni) non rimandano a nessuno di identificabile. Non vi è un solo particolare, un solo elemento della loro fisionomia che rimandi a un aspetto della personalità, a una specifica psicologia. Più li guardavo, nella speranza di cogliere, o di avvicinare, la personalità, come si usa dire, di scoprire la loro identità specifica, più essi prendevano la fuga – tutti quanti –, una fuga senza fine, e alla stessa velocità. È proprio quando spersonalizza i suoi modelli, quando priva gli oggetti di ogni elemento identificabile che dà agli uni e agli altri il massimo della forza – e il massimo della realtà.

Crediti
 Guido Ceronetti
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Quotes per Guido Ceronetti

È meglio morire svuotandosi che riempendosi, e meglio di fame che d'indigestione.

La collera, nel civilizzato, rientra quasi sempre. Non viene espulsa, lo attossica (anche nella saliva, secondo Bichat). Siamo tutti botteghe chiuse di collere rientrate (rientrate, non dominate realmente ringoiate sprecando tanta preziosa energia nervosa per soffocarle); le botteghe chiuse sono uno spettacolo triste.

Tutti saremo messi tra gli assassini e i persecutori, anche le vittime, solo per essere vissuti in questo secolo.

La civiltà ci ha sottratti alle spade, per farci meglio sentire la paura dei chirurghi.

L'ottimismo è come l'ossido di carbonio: uccide lasciando sui cadaveri un'impronta di rosa.