Haidt punta il dito su un nemico subdolo: la paura di sbagliare, che sta paralizzando i giovani. Nella grande riorganizzazione dell’infanzia, smartphone e social media hanno alzato la posta in gioco, trasformando il fallimento da lezione di vita a disastro da evitare a tutti i costi. Oggi i ragazzi vivono sotto una lente d’ingrandimento digitale, dove ogni passo falso può finire online, giudicato da tutti. E questo, dice Haidt, sta minando la loro crescita personale.
Prima, un errore era una cosa privata: cadevi, ti rialzavi, imparavi. Ora, con i social, ogni scivolone diventa pubblico. Haidt racconta di adolescenti terrorizzati all’idea di non essere perfetti, perché un post sbagliato o un voto basso possono sembrare la fine del mondo. Gli smartphone tengono questa pressione sempre accesa: notifiche che ricordano cosa fanno gli altri, filtri che nascondono i difetti, ma solo in superficie. Il risultato è una generazione che evita i rischi, perché sbagliare fa troppa paura.
C’è un lato psicologico profondo. Haidt spiega che il fallimento è essenziale per sviluppare resilienza e autostima. Ma se passi la vita a guardare vite perfette online, l’idea di non essere all’altezza diventa insopportabile. Gli studi che cita mostrano un legame chiaro: più tempo sui social, più ansia e meno voglia di provarci. La grande riorganizzazione ha tolto ai ragazzi lo spazio per sperimentare, sostituendolo con un mondo dove ogni mossa è calcolata, ogni errore amplificato.
Non è solo colpa della tecnologia, però. La società spinge verso il successo a tutti i costi: scuole competitive, genitori ansiosi, modelli irraggiungibili. Haidt suggerisce di cambiare prospettiva: insegnare ai giovani che sbagliare è normale, persino utile. Meno schermi, più momenti per provare e fallire senza drammi. Perché se la paura del fallimento vince, non cresce solo l’ansia, ma una generazione che non osa più sognare in grande.
Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere l’impossibilità di Carol S. Dweck
Questo influente saggio esplora la differenza tra forma mentis fissa (convinzione che le abilità siano innate) e forma mentis dinamica (credenza che le capacità possano essere sviluppate). Dweck dimostra come un mindset dinamico favorisca la resilienza, l’amore per le sfide e la capacità di vedere il fallimento come un’opportunità di apprendimento, contrastando la paura di sbagliare che Haidt vede amplificata nei giovani d’oggi. Il libro offre spunti pratici per coltivare un atteggiamento più aperto alla crescita.
La forza della fragilità. Il coraggio di sbagliare e rinascere più forti di Brené Brown
Brené Brown, ricercatrice sulla vulnerabilità, sostiene che mostrarsi imperfetti e accettare la possibilità del fallimento sia fonte di coraggio e connessione autentica. Critica la cultura della perfezione e della vergogna, incoraggiando ad abbracciare la vulnerabilità come chiave per vivere pienamente. Questo approccio si contrappone direttamente alla paralisi indotta dalla paura di sbagliare nell’era dei social media, offrendo una via per sviluppare resilienza emotiva e autenticità, temi centrali anche nel testo analizzato.
Fatti il letto. Piccole cose che cambiano la tua vita… e forse il mondo di William H. Mcraven
L’ammiraglio McRaven condivide lezioni di vita apprese durante l’addestramento dei Navy SEALs, sottolineando l’importanza della disciplina, della perseveranza e del coraggio di fronte alle difficoltà. Anche se focalizzato su un contesto militare, il libro offre principi universali sulla costruzione della resilienza attraverso piccole azioni quotidiane e sull’accettazione del fallimento come parte del percorso. Si collega all’analisi di Haidt sulla necessità per i giovani di imparare ad affrontare le sfide senza esserne paralizzati.
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