E dalla stessa Natura, l’autore di diversi saggi, Giancarlo Buonofiglio, qui con il suo libro: Gli italiani il sesso (la rivoluzione) lo fanno poco e male. E tra le righe, Io che fo’ una recensione… niente affatto, solo il fo è voluto e non un errore, come a qualcuno piacerebbe tanto pensare, è la recensione che fa me nel mentre seguo la lettura di questo saggio, che saggia gli italiani nella loro sessualità, che anche laddove la si voglia privata, sempre sfocia in faccenda politica e sociale. E col fo che pur non in assetto grammaticale, rende comunque in comprensione, si finisce nel già detto, già vissuto, nel brodo primordiale, dove ogni goccia è lasciata al suo posto e combinata con altre gocce, senza alcuna scomposizione, senza interferenze nel già composto. E allora fo e allora scombiniamo un po’ queste gocce, queste cellule made in Italy, muovendo con lo stesso autore, che ci dice appunto, che ha imparato a guardare altrove, quell’ altrove senza alcuna vocazione che si trova nella pancia, e che non ha un luogo e non è in comune, qualcuno lo chiama sottosuolo ma per lui, è semplicemente il suo sottosopra. Le premesse dunque ci sono, e proprio da una premessa inizia questo saggio, in cui si può vedere, come sesso e politica da sempre viaggino insieme, e dove ci hanno portati:
Ci hanno spiegato che abbiamo anche devianze sessuali; da una parte il peccato e dall’altra la malattia, non se ne esce. In sostanza ci dicono cos’è giusto e cos’è normale. Giustizia e normalità pare abbiano lo stesso significato.
E da qui, sempre portati sul filo di quella sessualità alquanto labile, si passa inevitabilmente ai vari disturbi: mentali, sessuali e sociali. Per arrivare a quel che ne resta della rivoluzione, confluita tutta nei social:
Ai tempi dei social la rivoluzione si fa così, avendo cura di non sgualcire l’abito di Gaultier
E con tutti questi riguardi per l’abito, e tralasciando un corpo che ci tralascia, la natura diventa cultura:
Dietro a ogni deduzione si muove il bisogno di riempire il vuoto tra una parola e l’altra e tra la cosa e la parola. È la costruzione di un mondo attraverso un terzo incluso, ma anche una violenza teleologica alla natura, ponendo in essa un finalismo e un ordine che non ha. Quel vuoto è la vita, ma la logica non può comprenderla se prima non la trasforma in presenza. A quella presenza diamo il nome di Dio. Ma… La risposta non è Dio, quella è ancora la domanda.
La filosofia come si può vedere, muove con l’autore, passando anche e inevitabilmente da altri filosofi, e senza mancare sortite nella vita privata e dunque pubblica del politico di turno, che ci riguarda, ci rappresenta e che ci piaccia o meno, questo siamo e qui siamo giunti. Non senza quella consapevolezza, che ci viene dalle parole di Wittgenstein: È così difficile trovare l’inizio. O meglio: è difficile cominciare dall’inizio. E non tentare di andare ancor più indietro. Però, dobbiamo tentare, come fa l’autore di questo saggio, con quell’ atteggiamento apparentemente irriverente, tipico del suo stile, ma decisamente indispensabile, per fare quella pulizia intellettuale, poiché, Venire al mondo significa venire in un mondo già pieno di significati significati già fissati e circoscritti, e con questi anche la sessualità, energia vitale per eccellenza e di cui ogni cosa è impregnata, e che deborda comunque in ogni dove, ma in forma perversa, e il tutto all’interno di una normalità sancita. E allora: guardo dietro alle storie e al di là della morale; penso […] che quella cosa che chiamiamo amore non abbia sesso e che la natura si possa anche amare contronatura.
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