Ha avuto torto a credersi pazzo
Mi ricordo di parecchie persone venute a consultarmi perché sconcertate dai sogni loro o da quelli dei loro bambini. Questi pazienti non riuscivano a comprenderli, perché i sogni contenevano immagini la cui origine non poteva essere rintracciata nei loro ricordi o pensavano di non averla trasmessa ai loro figli. Tra queste persone, alcuni erano molto colti e tra essi si contavano perfino degli psichiatri.
Mi ricordo in particolare il caso di un professore che aveva avuto un’improvvisa visione e si credeva pazzo. Venne a trovarmi in uno stato di panico totale. Io presi da uno scaffale un libro antico di quattrocento anni e gli mostrai una vecchia incisione che rappresentava esattamente la sua visione: Ha avuto torto a credersi pazzo gli dissi. La sua visione era conosciuta già quattrocento anni fa. Detto questo, egli si sedette su una sedia, prostrato, ma nuovamente normale.
Un caso importante mi era stato sottoposto da un cliente, psichiatra egli stesso. Un giorno mi portò un libriccino manoscritto che la figlia di dieci anni gli aveva donato come regalo di Natale. Esso conteneva tutta una serie di sogni che la ragazza aveva avuto all’età di otto anni. Era la più strana serie di sogni della quale avessi mai avuto notizia, e capivo bene perché il padre avesse provato qualcosa più dello stupore a leggerlo. Malgrado l’apparenza infantile, i sogni contenevano qualcosa di soprannaturale e immagini la cui origine era totalmente incomprensibile al padre. Ecco i motivi principali che vi figuravano.

  1. La bestia malvagia, un mostro a forma di serpente con parecchie corna che uccide e divora tutti gli altri animali. Ma Dio sopraggiunge dai quattro angoli, essendo di fatto formato di quattro dei, e fa ritornare in vita gli animali morti.
  2. Un’ascesa nei cieli, dove si celebra una festa con danze pagane. E una discesa all’inferno dove gli angeli compiono buone azioni.
  3. Un’orda di animaletti atterrisce la ragazzina, essi si ingrandiscono poi spaventosamente, e uno di questi la divora.
  4. Le viene inviata una topolina da vermi, serpenti, pesci e esseri umani. La topolina diventa un essere umano. Questo sogno rappresenta le quattro tappe dell’origine dell’umanità.
  5. Una goccia d’acqua è vista come al microscopio. La bambina vede la goccia d’acqua piena di rami d’albero. Questo rappresenta l’origine del mondo.
  6. Un ragazzo malvagio ha tra le mani una zolla di terra e ne getta delle manciate su tutti i passanti e tutti i passanti diventano malvagi.
  7. Una donna ubriaca cade nell’acqua e ne esce sobria ed emendata.
  8. La scena si svolge in America dove parecchie persone, attaccate dalle formiche, si rotolano su un formicaio. La bambina, in un momento di panico, cade in un flume.
  9. Un deserto sulla luna in cui la bambina sprofonda tanto da arrivare all’inferno.
  10. La bambina vede una palla luminosa: la tocca. Da essa si sprigionano vapori. Sopraggiunge un uomo e la uccide.
  11. La bambina sogna di essere gravemente malata. Improvvisamente dalla sua pelle escono degli uccelli che la ricoprono completamente.
  12. Sciami di mosconi oscurano il sole la luna, e tutte le stelle tranne una. Questa stella cade sulla bambina.

Nel testo originale tedesco ogni sogno inizia con la fase rituale C’era una volta…. Con queste parole la bambina lascia intendere di considerare ciascun sogno come una specie di fiaba che ella vuol raccontare al padre come regalo di Natale. Il padre aveva tentato di spiegare i sogni attraverso il loro contesto ma non vi era riuscito, perché questi sogni non sembravano comportare nessun tipo di elaborazione personale.
La possibilità che questi sogni fossero stati il prodotto di una elaborazione cosciente non avrebbe potuto, ben inteso, essere escluso se non da qualcuno che avesse conosciuto sufficientemente la bambina al punto da essere assolutamente certo della sua sincerità. (Anche se fossero stati immaginari, essi avrebbero tuttavia pur sempre costituito una sfida alla nostra capacità di capirli). Nel caso particolare, il padre era convinto dell’autenticità dei sogni, e io non avevo motivo di dubitarne. Avevo conosciuto la ragazzina, ma prima dell’epoca in cui aveva offerto questa serie di sogni al padre. Di modo che non potei pone nessuna domanda in proposito. Ella viveva all’estero e morì per una malattia infettiva l’anno seguente il Natale di cui stiamo parlando.
I sogni hanno un carattere assolutamente particolare. Le idee predominanti sono di spiccata natura filosofica. Il primo sogno, per esempio, parla di un mostro che uccide gli altri animali. Dio però li fa rinascere tutti mediante una Apokatastasis divina o resurrezione finale. Nel mondo occidentale questa idea è conosciuta grazie alla tradizione cristiana. È menzionata negli Atti degli Apostoli (III, 21): [Ii Cristo] che il cielo deve custodire fino al momento della resurrezione universale. Tra i Padri della Chiesa, i greci, Origene per esempio, hanno insistito sulla idea che, alla fine dei tempi, il Redentore ristabilirà le cose nella perfezione del loro stato originale. Secondo San Matteo (XVII, 11), però, esisteva già un’antichissima tradizione ebraica secondo la quale Elia sarebbe dovuto venire a ristabilire ogni cosa. Ritroviamo il medesimo concetto nella prima Epistola ai Corinzi (XV, 22): Perché come tutti muoiono in Adamo, così tutti rivivranno nel Cristo.
Si potrebbe supporre che la bambina abbia ricavato questo concetto dall’educazione religiosa: essa però aveva una cultura religiosa assai limitata. I genitori ufficialmente erano protestanti, di fatto, però, essi conoscevano la Bibbia solamente per sentito dire. È molto improbabile che alla ragazzina sia stata spiegata un’immagine tanto astrusa come è quella dell’A pokatastasis. Il padre non aveva certamente mai sentito parlare di questo mito. Nove, dei dodici sogni, contengono il tema della distruzione e della resurrezione; e nessuna mostra traccia di una educazione e di una influenza specificamente cristiana. Al contrario essi sono in più stretto rapporto con i miti primitivi. Questo rapporto viene confermato dal secondo motivo, il mito cosmogonico (la creazione del mondo e dell’uomo) che figura nel quarto e nel quinto sogno.
Lo stesso legame tra morte e resurrezione, Adamo e il Cristo (la morte e la resurrezione), figurava nell’Epistola ai Corinzi (I, XV, 22) appena citata. A questo punto dobbiamo osservare che il concetto di Cristo redentore è stato ripreso da un tema precristiano, diffuso nel mondo intero, quello dell’eroe e del salvatore, che divorato da un mostro, riappare miracolosamente dopo averne trionfato. Dove e quando è nato questo tema, resta un mistero. Non sappiamo nemmeno come condurre le nostre investigazioni. La sola cosa di cui siamo assolutamente certi è che questo motivo era familiare ad ogni generazione, e che ogni generazione sembra averla ricevuta in eredità da quella precedente. Di modo che possiamo, senza tema di sbagliare, supporre che la sua origine risalga a un’epoca in cui l’uomo non sapeva ancora possedere il mito dell’eroe, perché non rifletteva ancora coscientemente su ciò che diceva. Il personaggio dell’eroe è un archetipo esistente da tempo immemorabile.
La produzione di archetipi da parte dei bambini è particolarmente importante, poiché ci si può talvolta assicurare che i bambini non hanno accesso diretto alla tradizione in causa. Nel nostro caso specifico, la famiglia della ragazzina aveva soltanto una conoscenza superficiale della tradizione cristiana. I temi cristiani, beninteso, possono essere rappresentati da idee come Dio, gli angeli, il cielo, l’inferno e il male. Ma il modo in cui la bambina li utilizzava indicava un’origine totalmente non cristiana.
Esaminiamo il primo sogno di Dio, che consiste in quattro dèi giungenti da quattro angoli. Gli angoli di cosa? Il sogno non accenna a una camera, che tra l’altro non si adatterebbe a ciò che manifestamente è un avvenimento cosmico, in cui interviene lo stesso Essere Universale. Tale quaternità. l’importanza attribuita al numero quattro, è di per sé un’idea strana, che però gioca un ruolo importante in molte religioni e filosofie. Il cristianesimo gli ha sostituito il concetto di Trinità, che la bambina, come possiamo supporre, doveva conoscere. Ma chi, in una famiglia appartenente alla moderna classe media, avrebbe potuto sentire parlare di una quaternità divina? È un’idea che fu assai diffusa tra gli studiosi della filosofia ermetica del Medioevo: essa però si è perduta intorno all’inizio del secolo XVIII, ed è stata completamente dimenticata da almeno duecento anni. Dove ha potuto ritrovarla la bambina? Nella visione di Ezechiele? Ma nessun insegnamento cristiano identifica Dio e i serafini.
Possiamo porci lo stesso problema a proposito del serpente con le corna. È vero che nella Bibbia, per esempio nell’Apocalisse, troviamo un gran numero di animali con le corna; tutti però sembrano essere quadrupedi, anche se il loro signore è il drago; il cui nome greco (drakon) significa anche serpente. Il serpente con le corna compare nell’alchimia latina del secolo XVI. Essa parla del quadricornutus serpens, simbolo di Mercurio e viene opposto alla trinità cristiana. Questo riferimento però è poco accessibile. Per quanto io sappia esso figura in un solo autore, e questa bambina non aveva alcuna possibilità di conoscerlo.
Nel secondo sogno appare un motivo indiscutibilmente non cristiano che contiene un ribaltamento dei valori tradizionali, per esempio le danze pagane eseguite dagli uomini in Paradiso e le buone azioni compiute dagli angeli nell’inferno. Dove ha trovato la bambina un concetto così rivoluzionario, degno del genio di Nietzsche?
Questo problema ne introduce un altro: qual è la portata compensatrice di questi sogni, ai quali la bambina aveva attribuito un’importanza tale da donarli al padre come regalo di Natale?
Se i sogni fossero stati fatti dallo stregone di una tribù primitiva, potremmo a ragione supporre che essi rappresentino una variazione sui temi filosofici della morte, della resurrezione e della salvezza finale, sull’origine del mondo, la creazione dell’uomo e la relatività dei valori. Se però li esaminiamo a livello personale, potremo essere tentati di rinunciare all’interpretazione di questi sogni a causa della loro scoraggiante difficoltà. Essi contengono indiscutibilmente immagini collettive, in una certa misura analoghe alle dottrine insegnate ai giovani nelle tribù primitive al momento della loro iniziazione. In quel momento essi apprendono le azioni di Dio, degli dei, o anche degli animali fondatori, come sono stati creati il mondo e l’uomo, come essi finiranno e qual è il senso della morte. Esistono circostanze in cui noi, nell’ambito della civiltà cristiana, diamo un analogo insegnamento? Sì, durante l’adolescenza. Molti però non ripensano a queste cose che nella vecchiaia, quando la morte si avvicina.
Ora, la ragazzina si trovava contemporaneamente in queste due situazioni. Si avvicinava alla pubertà e, nello stesso tempo, alla fine della vita. Nel simbolismo dei suoi sogni quasi nulla annuncia l’inizio di una normale vita di adulto; al contrario, vi sono molte allusioni alla distruzione e alla guarigione. Quando lessi per la prima volta questi sogni, ebbi in verità l’inquietante sensazione che suggerissero un imminente disastro. La ragione era costituita dalla particolare natura della compensazione che deducevo dal loro simbolismo. Essa era ben contraria a quanto ci si poteva aspettare dalla coscienza di una ragazzina di quell’età.
Questi sogni ci rivelano una nuova e assai terrificante dimensione della vita e della morte. Ci aspetteremmo di trovare questo genere di immagini in una persona attempata che guarda dietro di sé e non in una bambina che normalmente guarda in avanti. La loro atmosfera ricorda un vecchio detto romano, secondo cui la vita non è che un breve sogno, e non certo l’esuberanza e la gioia della prima giovinezza. La vita della bambina assomiglia al voto di sacrificio primaverile di cui parla il poeta. Anche l’altare delle chiese cristiane rappresenta da una parte la tomba. e dall’altra la resurrezione, e dunque la trasformazione della morte in vita eterna.
Ecco quali erano le idee che i sogni suggerivano alla bambina. I sogni erano una preparazione alla morte narrata in brevi storie analoghe ai racconti che facevano parte della iniziazione del primitivo, o ai koans del buddismo Zen. Questo messaggio non assomiglia alla dottrina cristiana, assomiglia piuttosto al modo di pensare dei primitivi. Sembra nato al di fuori della tradizione culturale storica, dalle ormai da tempo dimenticate sorgenti dello psichismo, le quali, dall’epoca preistorica, hanno alimentato le speculazioni filosofiche religiose sulla vita e sulla morte.
Era come se avvenimenti non ancora accaduti proiettassero già la loro ombra sulla bambina, risvegliando pensieri che, benché normalmente assopiti, accompagnano o descrivono l’approssimarsi di una uscita fatale. Benché la forma specifica in cui si esprimono sia più o meno personale, il loro schema generale è collettivo. Li si trova ovunque e in ogni tempo, e variano come gli istinti che mutano considerevolmente da una specie all’altra, tuttavia servendo gli stessi fini generali.

Crediti
 Carl Gustav Jung
 L'homme et ses symboles
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