Homo sapiens alla conquista del mondo

L'Antropocene
Gli scienziati suddividono la storia del nostro pianeta in epoche come il Pleistocene, il Pliocene e il Miocene. Ufficialmente, viviamo nell’epoca dell’Olocene. Tuttavia, sarebbe preferibile denominare gli ultimi 70.000 anni l’epoca dell’Antropocene: ovvero, l’epoca dell’umanità. Poiché, durante questi millenni, Homo sapiens è divenuto il più importante agente del cambiamento nell’ecosistema globale.
Gli organismi sono algoritmi
Le emozioni non appartengono soltanto agli umani – esse sono una caratteristica che condividiamo con tutti i mammiferi.
Negli ultimi decenni i neuroscienziati hanno dimostrato che le emozioni non sono un fenomeno spirituale misterioso. Al contrario, le emozioni sono algoritmi biochimici vitali per la sopravvivenza e la riproduzione di tutti i mammiferi.
Nel corso degli ultimi decenni i biologi hanno raggiunto la ferma convinzione che l’uomo non è altro che un algoritmo molto complesso. Gli umani sono algoritmi che producono copie di se stessi.
Gli algoritmi che controllano gli umani funzionano attraverso sensazioni, emozioni e pensieri.
Prendete in considerazione, per esempio, il seguente problema: un babbuino individua alcune banane che sono appese a un albero, ma nota anche un leone che è in agguato lì vicino. Il babbuino dovrebbe rischiare la vita per quelle banane? Questo si riduce a un problema di calcolo probabilistico: la probabilità che il babbuino morirà di fame se non mangia le banane, contro la probabilità che il leone catturerà il babbuino. Per risolvere questo problema il babbuino ha bisogno di raccogliere una serie di dati. Quanto sono lontano dalle banane? Quanto è lontano il leone? Quanto veloce posso correre? Quanto veloce può correre il leone? Il leone è sveglio o addormentato? Il leone sembra affamato o sazio? Quante banane ci sono? Sono grandi o piccole? Verdi o mature? Oltre a questi dati che provengono dall’esterno, il babbuino deve anche considerare le informazioni che riceve dall’interno del proprio corpo. Se ha fame, può avere un senso rischiare il tutto per tutto per quelle banane, non ha importanza quante chance di successo abbia. Al contrario, se ne ha appena mangiate, e quelle banane rappresentano soltanto una ghiottoneria, perché correre tutti quei rischi? Come fa il babbuino a calcolare esattamente le probabilità? Di certo non estrae una penna da dietro l’orecchio, un blocco degli appunti da uno zaino e comincia a calcolare le diverse velocità di corsa e i livelli di energia a disposizione con una calcolatrice. In realtà, il corpo intero del babbuino è la calcolatrice. Quelle che noi chiamiamo sensazioni ed emozioni sono infatti algoritmi.
In una frazione di secondo, fa esperienza di un tumulto di sensazioni, emozioni e desideri che non sono nient’altro che una sequenza di calcoli. Il risultato apparirà come una sensazione: il babbuino all’improvviso sentirà il suo spirito sollevarsi. In alternativa, può essere sopraffatto dalla paura.
Talvolta è difficile scegliere. Il babbuino si sentirà confuso e indeciso.
I mammiferi non possono vivere soltanto di cibo. Essi necessitano anche di legami emotivi.
Il patto agricolo
La Rivoluzione agricola era quindi una rivoluzione sia economica sia religiosa. Nuove forme di relazioni economiche emersero insieme a nuove forme di fedi religiose che giustificavano il brutale sfruttamento degli animali.
Cinquecento anni di solitudine
La nascita della scienza e dell’industria moderne ha portato alla rivoluzione successiva nelle relazioni tra umani e animali.
Dopo aver decifrato le mute leggi della fisica, della chimica e della biologia, il genere umano ora si comporta come più gli aggrada.
Mentre la Rivoluzione agricola ha permesso l’espansione delle religioni teiste, la Rivoluzione scientifica ha dato i natali alle religioni umaniste, in cui gli uomini hanno preso il posto degli dèi. E se i teisti adorano il theos, gli umanisti adorano gli umani. L’idea fondante delle religioni umaniste come il liberalismo, il comunismo e il nazismo consiste nel fatto che Homo sapiens possegga una qualche forma di essenza unica e sacra, che è la fonte di tutti i significati e dell’autorità nell’universo. Tutto quello che accade nel cosmo è valutato in maniera positiva o negativa in base all’impatto che ha su Homo sapiens.
La scintilla umana
A Homo sapiens piace pensare di godere di uno status morale superiore e che la vita umana sia infinitamente più preziosa della vita di maiali, elefanti o lupi.
Chi ha paura di Charles Darwin?
Secondo una ricerca Gallup del 2012, soltanto il 15% degli americani pensa che Homo sapiens si sia evoluto unicamente attraverso la selezione naturale, senza alcun intervento divino; il 32% ritiene che gli uomini possano essersi evoluti da precedenti forme di vita in un processo che è durato milioni di anni, ma Dio ha orchestrato l’intero spettacolo; il 46% crede che Dio abbia creato gli uomini con le loro attuali sembianze in un qualche momento degli ultimi 10.000 anni, proprio come tramanda la Bibbia.
La stessa inchiesta ha rilevato che tra i laureati con laurea breve il 46% crede nella storia della creazione biblica, mentre soltanto il 14% pensa che gli uomini si siano evoluti senza alcuna supervisione divina. Anche fra i possessori di una laurea magistrale e di un dottorato di ricerca, il 25% crede alla Bibbia, mentre soltanto il 29% attribuisce interamente alla selezione naturale la creazione della nostra specie.
La teoria della relatività non fa arrabbiare nessuno, perché non contraddice nessuna delle nostre amate fedi.
Al contrario, Darwin ci ha deprivati delle nostre anime. Se comprendete il nocciolo della teoria dell’evoluzione, allora vi sarà chiaro che non prevede l’esistenza dell’anima. Questo è un pensiero terrificante non solo per i cristiani e musulmani devoti, ma anche per molte persone laiche che non osservano alcun esplicito dogma religioso, ma che tuttavia vogliono credere che ciascun uomo possegga un’essenza individuale eterna che rimane immutata nel corso della vita e che può sopravvivere intatta perfino dopo la morte.
Sfortunatamente, la teoria dell’evoluzione respinge l’idea che il mio vero sé sia una qualche essenza indivisibile, immutabile e potenzialmente eterna.
Perché la borsa non ha coscienza
Un’altra storia utilizzata per giustificare la superiorità umana racconta che di tutti gli animali sulla terra soltanto Homo sapiens sia in possesso di una mente cosciente.
La mente è un flusso di esperienze soggettive, come il dolore, il piacere, la rabbia e l’amore. Queste esperienze mentali sono il risultato di sensazioni connesse tra loro, emozioni e pensieri che si illuminano per brevi istanti e immediatamente scompaiono.
D’altro canto, le teorie più aggiornate ritengono anche che sensazioni ed emozioni siano algoritmi biochimici che elaborano dati.
Nel XVII secolo Cartesio riteneva che soltanto gli uomini provassero delle sensazioni e nutrissero dei desideri. Quando un uomo dà un calcio a un cane, il cane non sente niente. Il cane sobbalza e ulula in modo automatico, proprio come un distributore che emette dei rumori mentre prepara un caffè senza percepire o volere alcunché.
Grazie a scanner a risonanza magnetica, impianto di elettrodi e altri sofisticati gadget, gli scienziati hanno identificato con sicurezza correlazioni e persino legami causali tra correnti elettriche nel cervello ed esperienze soggettive.
Più in generale, gli scienziati sanno che se una tempesta elettrica si verifica in una data area del cervello, probabilmente state provando il sentimento.
Sono addirittura in grado di indurre i sentimenti attraverso la stimolazione elettrica dei neuroni giusti.
Il 7 luglio 2012 autorevoli esperti nei campi della neurobiologia e delle scienze cognitive si sono riuniti all’Università di Cambridge e hanno firmato la Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza, secondo la quale Prove convergenti indicano che gli animali non umani possiedono i substrati neuroanatomici, neurochimici e neuropsicologici degli stati di coscienza insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali. Di conseguenza, il peso delle prove indica che gli umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano coscienza. Gli animali non umani, tra cui tutti i mammiferi e gli uccelli, e molte altre creature, compresi i polpi, sono in possesso di questi substrati neurologici.
Il fattore cruciale per la conquista del mondo è stata la nostra abilità nel connettere molti uomini gli uni con gli altri. Ai nostri giorni gli uomini dominano incontrastati il pianeta non perché il singolo umano è assai più sveglio e più svelto con le dita del singolo scimpanzé o lupo, ma perché Homo sapiens è l’unica specie al mondo capace di cooperare in modo flessibile su larga scala.
Le api cooperano con modalità davvero sofisticate, ma non sono capaci di reinventare il loro sistema sociale da un giorno all’altro.
I mammiferi sociali come gli elefanti e gli scimpanzé cooperano in maniera assai più flessibile delle api, ma essi sono in grado di farlo soltanto all’interno di piccoli gruppi composti da amici e membri della famiglia.
Questa capacità concreta – piuttosto che un’anima eterna o un qualche particolare tipo di coscienza – spiega il nostro dominio sul pianeta Terra.
Lunga vita alla rivoluzione!
La storia fornisce un vasto campione di prove sulla cruciale importanza della cooperazione su larga scala. Quasi invariabilmente, la vittoria è andata a quelli che hanno saputo cooperare meglio.
Per scatenare una rivoluzione, i numeri non sono mai l’aspetto fondamentale. Di solito, i rovesciamenti degli ordini costituiti sono realizzati da piccole reti di agitatori piuttosto che dalle masse. Se volete far scoppiare una rivoluzione, non chiedetevi Quante persone sostengono le mie idee? Chiedetevi invece Quanti tra i miei sostenitori sono capaci di un’effettiva collaborazione? La Rivoluzione russa non esplose quando centottanta milioni di contadini si sollevarono contro lo zar, ma quando un drappello di comunisti impose se stesso al posto giusto nel momento giusto.
Perché le rivoluzioni sono così rare? Perché le masse talvolta applaudono e sono entusiaste per secoli e secoli, facendo tutto quello che l’uomo sul terrazzo comanda loro, anche se potrebbero in teoria fargliela pagare in ogni istante e ridurlo in brandelli? Perché riuscirono a garantire per se stessi tre condizioni essenziali. Primo, affidarono a leali burocrati il controllo di tutte le reti di cooperazione, come l’esercito, i sindacati e persino le associazioni sportive.
Secondo, impedirono la creazione di qualsiasi organizzazione rivale — politica, economica o sociale.
Terzo, fecero affidamento sul sostegno dei partiti fratelli comunisti dell’Unione Sovietica e dell’Europa orientale.
Quando scimpanzé sconosciuti si incontrano di solito non possono cooperare, al contrario si lanciano grida a vicenda o scappano via il più in fretta possibile. Fra gli scimpanzé pigmei — altrimenti noti come bonobo — le cose funzionano in modo un po’ diverso. I bonobo spesso usano il sesso per appianare le tensioni e rafforzare i legami sociali.
Quando due gruppi sconosciuti di bonobo si incontrano, sulle prime esibiscono paura e ostilità.
Abbastanza velocemente, comunque, le femmine di un gruppo attraversano la terra di nessuno e invitano gli stranieri a fare l’amore invece della guerra.
I Sapiens conoscono questi trucchi cooperativi molto bene.
Tuttavia, la conoscenza personale –sia che implichi uno scontro sia che stimoli la copulazione — non può costituire la base per la cooperazione su larga scala.
Le ricerche indicano che i Sapiens non possono avere relazioni intime (sia ostili sia amorose) con più di 150 individui.
Una nazione di cento milioni di persone funziona in un modo fondamentalmente differente da un gruppo di un centinaio di individui.
Ogni forma di cooperazione umana su larga scala è in ultima analisi fondata sulla nostra fede negli ordini costituiti immaginari. Questi sono insiemi di miti e regole a cui crediamo fermamente nonostante il fatto che esistano solo nella nostra immaginazione.
La rete di significato
La gente ha trovato difficile comprendere l’idea di ordine costituito immaginario poiché presume che ci siano solo due tipi di realtà: le realtà oggettive e le realtà soggettive. In quelle oggettive, le cose esistono indipendentemente dalle nostre credenze o sensazioni.
La realtà soggettiva, al contrario, dipende dalle mie personali credenze e sensazioni.
In effetti, esiste un terzo livello di realtà: il livello intersoggettivo.
Il denaro, per esempio, non ha un valore oggettivo. Non potete mangiare, bere o indossare una banconota. Tuttavia, finché miliardi di persone credono nel suo valore, potete usarlo per comprare del cibo, bevande o vestiti.
Gli individui rinsaldano di continuo le credenze reciproche in una spirale che si autoalimenta. Ogni ulteriore giro di mutue conferme contribuisce a stringere le maglie della rete di significato, finché non resta alcuna scelta se non quella di credere a ciò che crede chiunque altro. Tuttavia, nel corso dei decenni e dei secoli la rete di significato si disfa e una nuova rete viene intessuta perché prenda il posto della precedente.
Ciò che agli individui di un’epoca sembra la cosa più importante nella vita diventa del tutto insignificante per i loro discendenti.
I Sapiens dominano il mondo perché soltanto loro sono in grado di tessere una rete intersoggettiva di significato: una rete di leggi, forze, entità e luoghi che esistono puramente nella loro immaginazione condivisa. Questa rete consente ai soli uomini di organizzare crociate, rivoluzioni socialiste e movimenti per la difesa dei diritti umani.

Crediti
 Yuval Noah Harari
 Homo deus. Breve storia del futuro
  A cura di: Stefano Ivancich
 egon pin •  •  • 



Quotes per Yuval Noah Harari

Nel mondo digitale, la nostra identità online è diventata un'estensione di noi stessi: la sfida è mantenere l'equilibrio tra la vita digitale e quella reale.  Da animali a dei

L'Homo Deus può creare mondi interamente virtuali, ma dobbiamo garantire che non perdiamo di vista il valore e la bellezza del mondo reale che ci circonda.  Homo Deus: Breve storia del futuro

L'Homo Deus può plasmare la realtà a suo piacimento, ma dobbiamo anche imparare a rispettare e ad apprezzare la diversità e la complessità della vita.  Homo Deus: Breve storia del futuro

Nel nostro viaggio verso la divinità, dobbiamo riconoscere il valore della collaborazione e della condivisione nelle nostre lotte comuni e nelle nostre gioie.  Homo Deus: Breve storia del futuro

La nostra ricerca di felicità potrebbe condurci a una nuova comprensione della nostra natura umana e delle nostre relazioni con gli altri e con il mondo che ci circonda.  Homo Deus: Breve storia del futuro