I neoconservatori: una storia di ideali e contraddizioni
I neocons si formano nella Nuova Gerusalemme della diaspora ebraica a New York City, la Lower East Side di Manhattan. Dallo shtetl alla Jewtown, dallo yiddish all’inglese, in un contesto bianco-anglosassone-protestante (Wasp) carico di veleni antisemiti, il passo è lungo. Fra i giovani figli o nipoti di immigrati si forma una esigua quanto ipercombattiva élite intellettuale marxista e filobolscevica che si batte per affermare il socialismo in America e nel mondo. Di quella New York si diceva fosse la città più interessante dell’Unione Sovietica Cfr. J. Heilbrunn, They Knew They Were Right: The Rise of the Neocons, New York-Toronto 2009, Anchor Books, p. 27. Nel City College della metropoli gli squattrinati giovani destinati a formare la spina dorsale del neoconservatorismo a venire frequentano l’odorosa caffetteria studentesca occupandone l’Alcove 1, fortilizio dell’avanguardia trozkista in dissidio con la maggioranza stalinista, che governa l’Alcove 2. Durante la Guerra fredda, le origini ebraiche e comuniste di molti neocons li renderanno sospetti agli occhi di paleoconservatori e repubblicani mainstream anche dopo che il presunto tradimento sovietico dei loro ideali li avrà spinti verso un bellicoso anticomunismo associato al sostegno di principio per Israele, per niente scontato nell’America degli anni cinquanta. Dall’antistalinismo all’avversione totale per il comunismo, dalla contestazione all’adesione al sistema, contro le derive moderate e compromissorie di liberals e appeasers disposti al dialogo con i tiranni rossi, i neoconservatori già trozkisti faranno sentire la loro voce nel dibattito pubblico del dopoguerra.
Nell’accademia come nei media alternativi e nelle anticamere del potere, eminenti neocons quali Leo Strauss e Irving Kristol, Max Schachtman e Irving Howe, Richard Perle e Kenneth Adelman, fino a Douglas Feith e a Paul Wolfowitz, influente vicesegretario alla Difesa sotto George W. Bush, avranno modo di promuovere il globalismo democratico. Fine della storia. Mai come strutturata corrente politica o intellettuale, sempre al loro combattivo, lacerante modo. Il moto perpetuo della rivoluzione come fine in sé – comunista o anticomunista – impedisce di superare lo stadio delle connessioni informali, esposte a litigi pubblici e odi privati, conversioni e apostasie. Fino al disastro iracheno, che nel primo decennio del secolo marca il tramonto del neoconservatorismo di governo. Non del movimento. In attesa della prossima alba. Perché in America profeti e crociati non muoiono mai.


Crediti
 Lucio Caracciolo
 La pace è finita
 SchieleArt •   • 




Quotes casuali

Una volta trovato il modo di far valere che si ha COSCIENZA di ciò che l'altro ignora di sé, ogni asserzione dell'altro in difesa di sé non è se non vana ribellione, se non occasione di ribadire ciò che di sé ignora. Ma anche - ecco il punto - si è trovato il modo di asserire escludendo ogni senso al controllo da parte dello psicoanalizzato: se tu sai ciò che ignoro di me, puoi dire di me tutto ciò che vuoi. Resta il dubbio se sia di me che tu parli.Giovanni Romano Bacchin
Nel corso della sua vita l'uomo non solo agisce, sogna, parla e pensa, ma tace anche qualcosa – per tutta la vita tacciamo su quel qualcuno che siamo, di cui solo noi sappiamo e di cui non possiamo parlare a nessuno. Ma noi sappiamo che quell'uomo e quel qualcosa di cui tacciamo sono «la verità», siamo noi quelli di cui tacciamo.Sándor Márai
Terra terra!
Ognuno deve ricordare che i suoi pensieri più segreti influiscono su lui stesso e sugli altri. Deve dunque praticare l'autocontrollo per scacciare dal proprio spirito tutti i cattivi pensieri e lasciarvi posto soltanto per pensieri grandi e nobili.Mahatma Gandhi