Che cos’è il tifo? È una sorta di fede laica, è il bisogno di schierarsi a favore di un partito, simbolizzato magari da un colore, ma che si pretende essere sostenuto da una tradizione o da una cultura diversa da quella degli altri: il tifo nasce da un bisogno forse infantile, ma pur sempre umano, di identificarsi in un gruppo che ha come fine la lotta per la vittoria contro gli altri gruppi.
Questo desiderio primario può essere contenuto in una rivolta positiva o sconfinare nel fanatismo, ma questo penso sia un problema che in parte deriva dal carattere dei singoli, in parte dall’educazione che i singoli ricevono dalla società.
Voglio dire che un individuo facilmente influenzabile a cui la società insegna continuamente che la vita è soltanto una lotta a coltello per la sopravvivenza, facilmente diventerà un fanatico e, nel momento in cui ipotizzerà la sconfitta della propria squadra, in cui si identifica quasi per bisogno di protezione, considererà tale sconfitta come una tragedia personale causatagli dagli altri e contro questi altri potrà arrivare a compiere gesti di violenza, sia prima che la sconfitta si verifichi, per scongiurarla, sia dopo che s’è verificata, per vendicarsi.
Subentra poi anche il fattore «protagonismo» ma anche questo deriva dai pessimi esempi e dai cattivi insegnamenti delle oligarchie delle civiltà dei consumi.
Identificarsi in un gruppo
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