Vincent van GoghNel settimo capitolo di Elogio dell’ignoranza e dell’errore, L’autore si confronta con un tema profondamente radicato nella società contemporanea: l’ossessione per la perfezione. L’autore smonta l’ideale della perfezione, dimostrando come esso non solo sia irrealistico, ma rappresenti anche un ostacolo significativo all’innovazione e alla creatività.

L’autore parte dall’osservazione che la ricerca della perfezione è spesso dettata da una paura dell’errore e del fallimento. In una società che glorifica i successi e nasconde i fallimenti, l’errore è visto come una macchia, qualcosa da evitare a ogni costo. Questo atteggiamento, secondo l’autore, non solo è irrealistico ma limita gravemente il potenziale umano. La paura di sbagliare porta molte persone a evitare rischi, soffocando così l’innovazione e la scoperta.

L’autore cita esempi tratti dal mondo dell’arte e della scienza per sostenere la sua tesi. Nel Rinascimento, artisti come Michelangelo e Leonardo da Vinci crearono opere che, pur considerate capolavori, erano piene di imperfezioni tecniche. L’autore sottolinea che queste imperfezioni non diminuiscono il valore delle opere, ma anzi ne esaltano l’unicità e il carattere umano. Allo stesso modo, in campo scientifico, molte delle scoperte più importanti sono nate da errori o deviazioni rispetto al piano originario.

Uno degli argomenti più convincenti dell’autore è che la perfezione è un’illusione. Anche quando si raggiunge un alto livello di competenza o successo, ci sarà sempre qualcosa di migliorabile. L’autore invita i lettori a riflettere sul fatto che la vera crescita avviene non nell’assenza di errori, ma nella capacità di imparare da essi. Questa prospettiva sposta l’attenzione dal risultato finale al processo, incoraggiando un atteggiamento più aperto e flessibile.

L’autore affronta anche le conseguenze psicologiche dell’ossessione per la perfezione. Egli osserva che il perfezionismo può portare a stress, ansia e insoddisfazione cronica. Le persone che aspirano costantemente alla perfezione tendono a giudicarsi in modo eccessivamente critico, ignorando i propri successi e concentrandosi solo sui fallimenti. Questo ciclo di autocritica, avverte l’autore, può avere un impatto negativo non solo sulla salute mentale, ma anche sulla produttività e sulla creatività.

Un altro aspetto fondamentale del capitolo è il legame tra imperfezione e autenticità. L’autore sostiene che ciò che rende un’opera d’arte, un’idea o una persona davvero straordinaria non è la perfezione, ma l’originalità e l’autenticità. Egli cita il concetto giapponese di wabi-sabi, che celebra la bellezza dell’imperfezione e l’effimero. Questo approccio, spiega l’autore, può essere un antidoto efficace contro la pressione per raggiungere standard irrealistici.

L’autore propone un cambio di paradigma. Invece di perseguire la perfezione, dovremmo concentrarci sul miglioramento continuo e sull’accettazione delle nostre imperfezioni. Egli sottolinea che questo non significa accontentarsi, ma riconoscere che gli errori e le imperfezioni sono parte integrante del processo creativo e della condizione umana. Questo atteggiamento, afferma l’autore, non solo riduce lo stress e l’ansia, ma libera anche il nostro potenziale creativo.

La critica alla perfezione è un invito a riconsiderare le nostre priorità e a valorizzare l’imperfezione come fonte di bellezza e crescita. Abbracciare gli errori e le imperfezioni non è solo un atto di coraggio, ma un passo essenziale verso una vita più autentica e significativa.

Crediti
 Autori Vari
  Pubblicato in Italia nel mese di gennaio del 2016
  Sinossi del libro 'Elogio dell'ignoranza e dell'errore' di Gianrico Carofiglio
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Aldo: Tutto l'anno in costume.
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