Il concetto di 'shoshin'Nel capitolo dedicato a shoshin, L’autore introduce un termine giapponese che si traduce come mente del principiante. Questo concetto, profondamente radicato nella filosofia Zen, rappresenta un approccio all’apprendimento e alla vita caratterizzato da apertura mentale, curiosità e disponibilità a mettere in discussione le proprie convinzioni. Attraverso questa lente, l’autore esplora come il shoshin possa essere un antidoto all’arroganza e alla stagnazione intellettuale.

L’autore inizia descrivendo il shoshin come un atteggiamento mentale che ci invita a vedere il mondo con occhi nuovi, anche quando si affrontano temi o situazioni che pensiamo di conoscere già. Egli sottolinea che uno degli ostacoli principali all’apprendimento è la presunzione di sapere già tutto. Questo atteggiamento, che l’autore definisce l’illusione della competenza, ci impedisce di riconoscere i nostri limiti e di apprendere realmente.

Un esempio emblematico utilizzato da l’autore è quello dei grandi innovatori scientifici. Personaggi come Albert Einstein e Richard Feynman, pur essendo menti geniali, hanno sempre mantenuto un atteggiamento di curiosità e apertura verso nuove idee. Questo spirito, simile al shoshin, ha permesso loro di affrontare le sfide con una mente fresca, priva di pregiudizi, e di fare scoperte rivoluzionarie.

L’autore analizza anche come il shoshin possa essere applicato nella vita quotidiana. Egli invita i lettori a mettere in discussione le proprie certezze, ad abbracciare il dubbio come strumento di crescita e a coltivare l’umiltà intellettuale. In un mondo sempre più polarizzato, dove le opinioni spesso si trasformano in dogmi, l’autore sottolinea l’importanza di tornare a essere principianti, disposti a imparare dagli altri e a cambiare prospettiva.

Un aspetto interessante del shoshin è il suo legame con l’errore. L’autore spiega che, adottando la mente del principiante, smettiamo di temere gli errori e iniziamo a vederli come opportunità per apprendere. Questo atteggiamento non solo riduce l’ansia e il perfezionismo, ma favorisce anche un ambiente più creativo e collaborativo. In altre parole, il shoshin ci insegna a valorizzare il processo di apprendimento piuttosto che concentrarci esclusivamente sul risultato finale.

L’autore approfondisce il concetto attraverso esempi concreti, come le arti marziali giapponesi. Nei dojo, agli studenti viene insegnato a mantenere sempre un atteggiamento di apertura e umiltà, indipendentemente dal loro livello di esperienza. Questo approccio, spiega l’autore, non solo migliora le loro abilità tecniche, ma li aiuta anche a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che li circonda.

L’autore conclude il capitolo con una riflessione sull’importanza del shoshin nel mondo contemporaneo. Egli osserva che viviamo in un’epoca caratterizzata da un sovraccarico di informazioni e dalla pressione per apparire sempre competenti e sicuri di sé. In questo contesto, il shoshin rappresenta un ritorno all’essenziale, un invito a rallentare, ascoltare e imparare con umiltà. Questo atteggiamento non solo arricchisce la nostra conoscenza, ma ci rende anche più empatici e aperti verso gli altri.

Il concetto di shoshin, come esplorato da l’autore, non è solo una filosofia di vita, ma un potente strumento per affrontare le sfide con creatività e resilienza. Adottare la mente del principiante significa accettare l’incertezza, abbracciare l’errore e vedere ogni esperienza come un’opportunità per crescere.

Crediti
 Autori Vari
  Pubblicato in Italia nel mese di gennaio del 2016
  Sinossi del libro 'Elogio dell'ignoranza e dell'errore' di Gianrico Carofiglio
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Quotes per Autori Vari

La storia d'Africa è stata sempre raccontata dal cacciatore e sarà assai diversa quando un giorno potrà essere raccontata da un leopardo.

Tutto passa attraverso la persona e nulla può esser definito a priori.

Canone Buddista  Vi è, o discepoli, una sede che non è né terra, né acqua, né luce, né aria, né infinità dello spazio, né infinità della mente. Non ha la qualità di una qualsiasi cosa, è al di là del rappresentare e dal non rappresentare, non è questo né l'altro mondo... né un andare né un venire né un sostare: non nascita, non morte. Privo di base, privo di sviluppo, privo di sosta: è la fine del dolore.

Deleuze & Parnet & Guattari  Se esiste un mondo kafkiano, esso non è certo quello dello strano o dell'assurdo, ma un mondo in cui l'estrema formalizzazione giuridica degli enunciati (domande e risposte, obiezioni, patrocini, attese, deposizione di conclusioni, verdetto) coesiste con la più intensa formalizzazione macchinica, la macchinazione degli stati di cose e di corpi (macchina-nave, macchina-albergo, macchina-circo, macchina-castello, macchina-processo). Una sola ed identica funzione-K, con i suoi agenti collettivi e le sue passioni di corpi, Desiderio.

Il movimento della Secessione è stato un crogiolo di innovazione e creatività  The Vienna Secession: Art and Architecture


Riferimenti