(…) è il mondo umano che, formato nella negazione dell'animalità, o della natura [più esattamente formato dal lavoro], nega se stesso e, in questa seconda negazione, si supera senza tuttavia tornare a ciò che aveva un primo tempo negato.
Così i grandi monumenti si alzano come dighe, opponendo la logica della maestà e dell'autorità a tutti gli elementi torbidi: è sotto la forma delle cattedrali e dei palazzi che la Chiesa e lo Stato si rivolgono e impongono silenzio alle moltitudini.
Negare la volontà per dissolversi nell'abbondono… ciò che ne emerge è di arroventata lucidità.
Vedo ciò a cui il discorso non giunse mai. Sono aperto, breccia spalancata, all'inintelligibile cielo e tutto in me precipita, si accorda in un disaccordo ultimo, rottura di ogni possibile, bacio violento, ratto perdita nella completa assenza del possibile, nella notte opaca e morta, eppure luce non meno inconoscibile, accecante nel profondo del cuore.
La situazione degli uomini è scoraggiante. Essi debbono «comunicare». Ma la «comunicazione» non può realizzarsi senza ferire o insozzare gli esseri. La «comunicazione» non può avvenire da un essere pieno e intatto ad un altro: essa vuole esseri in cui si trovi posto in gioco l'essere al limite della morte, del nulla. La presenza altrui è pienamente rivelata soltanto se l'altro si china egli pure sull'orlo del suo nulla. La comunicazione avviene solo tra due esseri messi in gioco – lacerati, sospesi, chini entrambi sul loro nulla. Su Nietzsche
Colui che tiene a ignorare o a misconoscere l'estasi è un essere incompleto il cui pensiero è ridotto all'analisi.
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