Il consumo come fuga dall'esistenzaNella vita quotidiana abbiamo tutti bisogno di cose. Ero piccolo ma già sapevo che riempirsi di cose è un modo che usiamo per sentirci il più lontano possibile dal nulla. Per questo le case si riempiono di elettrodomestici e di lampadari dalle forme più strane da cambiare il più possibile insieme ai divani e alle poltrone e a tutto il resto. Bisogna smuovere tutto, cambiare tappezzeria. Perché la morte è quando tutto resta fermo.
Quello che avevo perso era proprio il senso del ritmo del tempo, il suo silenzio e le sue attese o, meglio, quel tacito consenso a farsi formare come statue d’argilla o frutti, da una mano, una mano di chi, la mano di un artefice, in balia del niente, posto che niente volesse dire qualcosa, con l’acqua alla gola ma sentendone i benefici effetti, nuotando per non annegare anche se è segnato che alla fine anneghi lo stesso, ma lo struggimento è tutto nell’annegare il più tardi possibile, con orologi dappertutto che determinano il tempo della gara a senso unico, attraverso gli anni, con l’approvazione dei semestri, degli anni scolastici, dei nove mesi di gravidanza, degli scatti di carriera, ovunque intorno a me trovavo tempo alla baionetta pronto a scattare in avanti all’arma bianca a ferire anche soltanto il pensiero di una requie, pensavo come tutto allora stesse dilagando nel tempo.

Crediti
 Aldo Nove
 La vita oscena
 SchieleArt •   • 



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