— Il tipo del criminale è il tipo dell’uomo forte posto in condizioni sfavorevoli, l’uomo forte reso malato. Gli manca di vivere in una contrada selvaggia, in una natura e una forma di esistenza più libere e più pericolose, dove di diritto sussiste tutto ciò che, nell’istinto dell’uomo forte, costituisce la sua arma e la sua difesa. Le sue virtù sono dalla società messe al bando: gli istinti più vivaci ch’egli conduce dalla nascita, si confondono immediatamente con le azioni depressive, il sospetto, il timore, il disonore. Ma ecco quasi la formula della degenerescenza fisiologica. Quegli che è obbligato di fare segretamente ciò che sa meglio fare, ciò che preferisce, segretamente e con una lunga tensione, con precauzione e con astuzia, ne diventa anemico; e perché i suoi istinti non gli fanno raccogliere che pericoli, persecuzioni, catastrofi, la sua sensibilità si rivolta contro i suoi istinti — ed egli si sente la preda della fatalità. È nella nostra società docile, mediocre, castrata che un uomo vicino alla natura, che viene dalla montagna o dalle avventure del mare, degenera fatalmente in criminale. O quasi fatalmente: giacché vi sono dei casi in cui un tal uomo si trova ad essere più forte della società: il Còrso Napoleone ne è il più celebre esempio. Per il problema che qui si presenta, la testimonianza di Dostoievsky è importante — di Dostoievsky il solo psicologo da cui, sia detto per incidenza, io ho qualcosa da imparare; fa parte dei casi più felici della mia vita, più ancora della scoperta di Stendhal. Quest’uomo profondo, il quale ha avuto dieci volte ragione di far poco caso di quel popolo superficiale che sono i Tedeschi, ha vissuto molto tempo tra i forzati della Siberia, e da quei veri criminali per i quali non vi era possibilità di ritornare nella società, egli ha ricevuto un’impressione totalmente differente da quella che si aspettava; — essi gli sono apparsi scolpiti nel miglior legno che abbia forse la terra russa, nel legno più duro e più prezioso. Generalizziamo il caso del criminale: immaginiamo delle nature che, per una ragione qualsiasi, non ricevono la sanzione pubblica, le quali sanno che non le si considera né come benefiche né come utili, — sentimento dello Ciandala che non si sente giudicato giustamente, ma come s’egli fosse riprovato, indegno, macchiato. In tutte queste nature, i pensieri e gli atti sono illuminati da una luce sotterranea; in essi ogni cosa prende una colorazione più pallida che per coloro che illumina la luce del giorno. Ma quasi tutte le forme di esistenza che oggigiorno consideriamo con onore hanno vissuto un tempo in quella atmosfera mezzo sepolcrale: l’uomo di scienza, l’artista, il genio, lo spirito libero, il commediante, il negoziante, il grande esploratore… Fintanto che il prete ha prevalso come tipo superiore ogni specie d’uomo di valore è stata deprezzata… Il tempo viene — lo prometto — in cui il prete sarà considerato l’essere più basso, più mentitore e più indecente, come il nostro Ciandala… Notate come ancora adesso, con i costumi più dolci che mai siano esistiti sulla terra, almeno in Europa, tutto ciò che vive in disparte, tutto ciò che è lungamente, troppo lungamente al disotto, — ogni forma di esistenza impenetrabile e fuori dell’ordinario, si avvicina a quel tipo che il criminale completa. — Tutti i novatori dello spirito portano in fronte, durante un certo tempo, il segno pallido e fatale dello Ciandala: non perché li si considera così, ma perché essi stessi sentono il terribile abisso che li separa da tutto ciò che è tradizionale e venerato. Quasi ogni genio conosce, come una fase del suo sviluppo, «l’esistenza catilinaria», sentimento di odio, di vendetta e di rivolta contro tutto ciò che già è, contro tutto ciò che non diventa più… Catilina — la forma preesistente di ogni Cesare.
Il criminale ed i suoi analoghi
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