«Mi dica, che cosa spinge l’uomo alla guerra?» chiedeva Albert Einstein nel 1932 in una lettera a Sigmund Freud. «È possibile dirigere l’evoluzione psichica dell’uomo in modo che egli diventi più capace di resistere alla psicosi dell’odio e della distruzione?»
Freud si prese due mesi per rispondergli. La sua conclusione fu che c’era da sperare: due fattori – un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura – avrebbero influito a mettere fine alle guerre in un prossimo avvenire.
La morte risparmiò a Freud giusto in tempo gli orrori della Seconda guerra mondiale. Non li risparmiò invece ad Einstein, che divenne però sempre più convinto della necessità del pacifismo.
Nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, rivolse all’umanità un ultimo appello per la sua sopravvivenza: «Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto».
Einstein e Freud: Perché la guerra? di Daniela Palombo
Un’analisi approfondita dello storico carteggio tra i due giganti del pensiero del XX secolo, che esplora le motivazioni psicologiche e sociali della guerra attraverso il confronto tra la prospettiva scientifica di Einstein e quella psicoanalitica di Freud, offrendo spunti ancora attuali sulla natura umana.
Einstein: La sua vita, il suo universo di Walter Isaacson
Una biografia completa che ripercorre non solo le scoperte scientifiche di Einstein, ma anche il suo impegno sociale e pacifista, con particolare attenzione agli anni dell’esilio americano e alla sua evoluzione intellettuale di fronte agli eventi storici del Novecento.
La psicologia della guerra di Franco Fornari
Un’opera che approfondisce i meccanismi psicologici alla base dei conflitti umani, partendo proprio dalle riflessioni di Freud sulla guerra e ampliandole con contributi moderni della psicoanalisi e della psicologia sociale.
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