Il duello fra Bhima e Karna
Ma l’attacco che il Kurava lanciò a Bhima ebbe effetti disastrosi per lui; gravemente ferito, dovette ricorrere alle cure di esperti medici, i quali lo risollevarono dal dolore grazie all’applicazione di erbe miracolose.

Tornato nel vivo della battaglia si trovò nelle vicinanze di Arjuna, il quale era momentaneamente solo, privo dell’apporto dei due fratelli Yudhamanyu e Uttamaujas. Volle tentare di isolare in modo definitivo il Pandava; ma sebbene Duryodhana fosse un possente guerriero, quei due erano veramente troppo forti per lui, così dovette rifugiarsi sul carro di Shalya.

Nel frattempo lo scontro fra Bhima e Karna non era cessato, anzi era aumentato di intensità. Bhima non voleva perdere tempo, aveva troppa fretta di affiancarsi ad Arjuna per aiutarlo ad avanzare, e le provò tutte per liberarsi di quell’assillo. Ma Karna era sempre lì, non si ritirava di fronte a nessun attacco, per quanto veemente potesse essere. E non ritenendolo alla sua altezza, mentre il figlio del suta combatteva sorrideva e lo scherniva in continuazione. Questa cosa fece infuriare ancora di più il focoso Bhima, il quale raddoppiò gli sforzi e pressò Karna con violenza selvaggia, costringendolo a ritirarsi dal duello per qualche minuto.

Quando tornò prepotentemente sulla scena, il sorriso di scherno non c’era più; ancora una volta era divenuto preda dell’ansia a causa della forza sovrumana del nemico. Lo scontro riprese, furente.

All’improvviso un’immagine comparve davanti agli occhi di Bhima: ricordò distintamente quando Karna aveva detto a Draupadi: scegli un altro marito fra noi, poiché i tuoi ora sono degli schiavi; rammentò quanta sofferenza avevano dovuto patire tutti per colpa sua e decuplicò i suoi sforzi. L’attaccò che sferrò fu tale che Duryodhana temette per la vita dell’amico e fu costretto a mandare suo fratello Durjaya ad aiutarlo. Ma era evidente che mandare i suoi parenti stretti contro Bhima era l’ultima cosa da fare; prima Durjaya, poi Durmukha; in breve tempo ambedue giacevano al terreno senza più vita.

Karna fu costretto a ritirarsi.

Fu allora che cinque dei fratelli di Duryodhana, con il cuore pieno d’odio per l’assassino dei loro cari, si precipitarono in direzione del figlio di Vayu, e lo attaccarono ferocemente. Tra questi c’era il valoroso Durmarshana. Bhima, quando vedeva i figli di Dritarashtra, si trasformava radicalmente e il suo aspetto diventava una maschera di furia: sembrava il dio della morte incarnato: massacrati dalle frecce e dai colpi della mazza, tutti e cinque morirono.

Nell’attimo in cui Bhima lanciava uno dei suoi ruggiti di vittoria, Karna venne a conoscenza dell’atroce fine toccata ai suoi amici. Radunò allora un nutrito gruppo dei fratelli delle vittime, tutti arrabbiati e assetati di vendetta, e si precipitò contro di lui. La battaglia fu piena di ardore, ma furono ancora i Kurava ad avere la peggio: investiti da un’incontenibile ondata di frecce, altri fratelli di Duryodhana furono scaraventati al terreno, sanguinanti, senza vita. E il conto salì a quarantanove.

Ebbro di passione per quel voto che stava per essere assolto, Bhima lanciò nuovamente il suo grido di guerra.

Karna era disperato, aveva le lacrime agli occhi: tutti quei cari amici erano morti per aiutare lui, quando stava per essere sopraffatto. Non poteva stare a guardare, doveva fermare quella furia scatenata. E raddoppiò gli sforzi, ma ancora Bhima si difese bene.

Vedendolo combattere in quel modo, Arjuna, Krishna e Satyaki sorrisero a viso aperto: Bhima stava facendo miracoli, impegnando allo stremo il loro nemico più temuto e contemporaneamente sterminando i figli di Dritarashtra. Solo dopo una lunga battaglia Karna riuscì a vincere il duello, ma nel corso dei combattimenti Bhima era riuscito ad uccidere altri sette dei cento figli di Dritarashtra. Per uno solo ebbe parole pietose, Vikarna, suo amico e uomo equo.

Io ho giurato solennemente di uccidervi tutti, gli disse, e per questo dovrò privarti della vita, ma mi dispiace perché so che sei un uomo giusto; tu sei ben differente da quel diavolo di Duryodhana.

E quando, dopo un aspro combattimento, Vikarna cadde ferito a morte, Bhima pianse sul suo corpo.

Pure, infine, Bhima fu vinto e ridotto all’impotenza da Karna. Ma questi gli risparmiò la vita, memore della promessa fatta a Kunti; ma lo insultò pesantemente.

Krishna osservava la scena, preoccupato.

Arjuna, guarda, disse, Karna ha sconfitto e offeso il tuo valoroso fratello. Devi correre da lui, devi aiutarlo.

Attaccato duramente da Arjuna, Karna preferì ritirarsi e Bhima poté saltare sul carro di Satyaki per riprendere le forze; e i tre maharatha, insieme, attaccarono i battaglioni guidati e difesi da Asvatthama e Karna. Frecce, lance, asce, coltelli, spade, pietre, dischi e centinaia di altre armi umane e celestiali furono visti guizzare in ogni direzione. Il risultato fu tremendo: il sangue e le membra mozzate divennero una visione solita.

Kurukshetra era diventata un immenso cimitero.

Crediti
 Vyasa
 Mahâbhârata
  A partire dal IV secolo a.C. fino al IV secolo d.C.
  DRONA PARVA
 SchieleArt •   • 




Quotes per Vyāsa

Giudizio di un pensiero pacificato  Dalla collera viene lo smarrimento completo. Dallo smarrimento, lo sconvolgimento della memoria; dal disordine della memoria, la rovina del giudizio e della decisione; dalla rovina del giudizio, la perdita dell'uomo. Ma chi [si muove] fra gli oggetti sensibili con le funzioni sensoriali sottratte all'amore come all'odio e [tenute] sotto il suo dominio, questi, anima disciplinata, accede alla serenità suprema. Nella serenità tutti i dolori si annientano, perché il giudizio di un pensiero pacificato trova subito stabilità.  Bhagavadgītā