Una lezione di umiltà scaturisce dalla filosofia di Severino, comunque si voglia giudicarne i suoi presupposti parmenidei: umiltà che, se fa dell’uomo più uno spettatore che un attore, gli è tuttavia indispensabile come conoscenza della propria misura. E il secondo insegnamento che può derivare da questa filosofia è il rispetto per il mondo e per le cose del mondo che, se sono realtà autentiche, non possono essere dall’opera umana ridotti al niente. Infine (e non è certo la cosa meno importante) la filosofia che Severino difende pone come valore supremo il riconoscimento della verità, qualunque essa sia, anche se per l’uomo dolorosa e spiacevole.
Umiltà, rispetto, fedeltà al vero, non sono valori che vengono comunemente riconosciuti e difesi nell’epoca contemporanea. Non so se sia indispensabile, per riscoprirli, risalire a Parmenide. È certo tuttavia che in questa epoca il fascino del nulla, che si esprime fra l’altro nella violenza e nella distruzione, ha una parte dominante: e che chi la combatte, mettendone in luce le fonti nascoste, rende un servizio non solo alla verità ma agli uomini stessi.
Il fascino del nulla
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