Il legame tra madre e figlio nella narrativa contemporanea
Negli anni trascorsi, in quegl’anni che sembravano passati per separarli, l’una si era aggrappata ad Algeri, ai vicoli, alla casa di sempre, alla miseria, agli angoli bui, alle grida degli arabi, al mercato e a quella vedovanza cosí prematura e crudele; l’altro a Parigi e ai suoi giri per il mondo. In tutti quegli anni, lui si era sempre ritrovato nella testa un pensiero rivolto a lei, un assillo, una preoccupazione da cui non riusciva a liberarsi mai, neppure per un istante, e quando se ne liberava, era solo perché vi aveva frapposto qualcosa di fragoroso e vitale, di pressante e necessario. Il pensiero costante, in quegli anni adulti, che lo riportava sempre alla madre in quel modo cosí diverso, cosí incomparabile a come pensava a lei quando era bambino. Restava una specie di mistero, chiuso dentro quella insistenza. Il pensiero rivolto a Catherine, come se la terra a cui sentiva di appartenere non fosse né l’Algeria in cui era cresciuto inebriato, né la Francia in cui si era affermato nelle vesti di letterato e intellettuale, né Parigi dove erano nati i suoi gemelli Jean e Catherine, la città-universo dove aveva scritto le parole che lo avevano reso uno tra gli autori più ammirati e ascoltati e controversi; come se la terra a cui sentiva di appartenere, in ogni caso, non potesse essere una città reale, un luogo concreto, ma una persona: sua madre.
I ricordi non erano semplici frammenti di vita che ritornavano, ma ferite che si riaprivano, interrogativi che venivano posti ancora e ancora, come se la vita adulta non potesse fare a meno di affrontare senza sosta quel che c’era stato tra loro, tra la madre e il figlio. A pensarci bene, forse, solo le sue mani erano diverse.

Crediti
 Federico Pace
 Scintille
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  • Più è grande il dolore più l'essere umano trova in sé le contromisure che lo anestetizzano, ma se sai resistere alla sirena della rimozione non puoi poi essere partecipe del dolore solo di una parte perché di essa ti è più facile accettare le ragioni: o ti poni in ascolto del dolore di tutti o forse è ancora meglio stendere uno strato di sale, di non memoria, per non fomentare altro odio e altro dolore tra i due contendenti con la nostra partigianeria dai facili sentimentalismi prioritari.
     Aldo Busi  

  • Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia.
     Pier Paolo Pasolini  

  • Il Tao viene usato perché è vuoto
    e non è mai pieno.
    Quale abisso!
    sembra il progenitore delle diecimila creature.
    Smussa le sue punte,
    districa i suoi nodi,
    mitiga il suo splendore,
    si rende simile alla sua polvere.
    Quale profondità!
    sembra che da sempre esista.
    Non so di chi sia figlio,
    pare anteriore all'Imperatore del Cielo.
     Lao Tzu    Tao Te Ching

  • Le guerre negano la memoria dissuadendoci dall'indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato.
     Carlos Ruiz Zafón  

  • Il Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao,
    il nome che si può pronunciare non è l'eterno nome.
    Senza nome è l'origine del cielo e della terra.
    Con un nome è la Madre delle innumerevoli creature.
     Lao Tzu  

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