Negli anni trascorsi, in quegl’anni che sembravano passati per separarli, l’una si era aggrappata ad Algeri, ai vicoli, alla casa di sempre, alla miseria, agli angoli bui, alle grida degli arabi, al mercato e a quella vedovanza cosí prematura e crudele; l’altro a Parigi e ai suoi giri per il mondo. In tutti quegli anni, lui si era sempre ritrovato nella testa un pensiero rivolto a lei, un assillo, una preoccupazione da cui non riusciva a liberarsi mai, neppure per un istante, e quando se ne liberava, era solo perché vi aveva frapposto qualcosa di fragoroso e vitale, di pressante e necessario. Il pensiero costante, in quegli anni adulti, che lo riportava sempre alla madre in quel modo cosí diverso, cosí incomparabile a come pensava a lei quando era bambino. Restava una specie di mistero, chiuso dentro quella insistenza. Il pensiero rivolto a Catherine, come se la terra a cui sentiva di appartenere non fosse né l’Algeria in cui era cresciuto inebriato, né la Francia in cui si era affermato nelle vesti di letterato e intellettuale, né Parigi dove erano nati i suoi gemelli Jean e Catherine, la città-universo dove aveva scritto le parole che lo avevano reso uno tra gli autori più ammirati e ascoltati e controversi; come se la terra a cui sentiva di appartenere, in ogni caso, non potesse essere una città reale, un luogo concreto, ma una persona: sua madre.
I ricordi non erano semplici frammenti di vita che ritornavano, ma ferite che si riaprivano, interrogativi che venivano posti ancora e ancora, come se la vita adulta non potesse fare a meno di affrontare senza sosta quel che c’era stato tra loro, tra la madre e il figlio. A pensarci bene, forse, solo le sue mani erano diverse.
Più è grande il dolore più l'essere umano trova in sé le contromisure che lo anestetizzano, ma se sai resistere alla sirena della rimozione non puoi poi essere partecipe del dolore solo di una parte perché di essa ti è più facile accettare le ragioni: o ti poni in ascolto del dolore di tutti o forse è ancora meglio stendere uno strato di sale, di non memoria, per non fomentare altro odio e altro dolore tra i due contendenti con la nostra partigianeria dai facili sentimentalismi prioritari.
Aldo BusiNoi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia.
Pier Paolo PasoliniIl Tao viene usato perché è vuoto
e non è mai pieno.
Quale abisso!
sembra il progenitore delle diecimila creature.
Smussa le sue punte,
districa i suoi nodi,
mitiga il suo splendore,
si rende simile alla sua polvere.
Quale profondità!
sembra che da sempre esista.
Non so di chi sia figlio,
pare anteriore all'Imperatore del Cielo.
Lao Tzu Tao Te ChingLe guerre negano la memoria dissuadendoci dall'indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato.
Carlos Ruiz ZafónIl Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao,
il nome che si può pronunciare non è l'eterno nome.
Senza nome è l'origine del cielo e della terra.
Con un nome è la Madre delle innumerevoli creature.
Lao Tzu
Il primo uomo di Albert Camus
In questo romanzo autobiografico, Camus esplora il suo rapporto con la madre e la sua infanzia in Algeria. Il legame con il testo è evidente nel tema del rapporto madre-figlio e nelle riflessioni sulla propria identità e le radici.
L’amante di Marguerite Duras
Questo romanzo racconta la complessa relazione tra una giovane ragazza e un uomo più anziano, intrecciata con il legame conflittuale con la madre. La connessione con il testo è nel tema delle relazioni familiari e del passato che ritorna.
Lessico famigliare di Natalia Ginzburg
Un racconto autobiografico che esplora le dinamiche familiari, i ricordi e l’influenza del passato sulla vita adulta. Il testo si collega attraverso il tema della memoria e dei legami familiari profondi.
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