Il medico che vedeva l'anima: la neurologia romantica di Oliver Sacks
C’è il caso eclatante dell’insegnante di musica che non riusciva a distinguere fra piede e scarpa e scambiava la moglie per il suo cappello, l’allegro marinaio che soffriva di amnesia ed il suo tempo si era fermato al 1945, la sportiva che non sentiva più di avere un corpo, l’autistico chiuso nel suo mondo silenzioso che sapeva però disegnare i dettagli alla perfezione, o i due gemelli che erano in grado di comunicare solo grazie ai numeri primi. Sono solo alcune delle storie sorprendenti che Oliver Sacks eminente neurologo ebbe modo di osservare nel corso della sua attività. Perché raccontarle e perché leggerle? Al di là di talune considerazioni e concetti che possono risultare, a chi non è addetto ai lavori, estremamente tecnici, è una lettura che suscita meraviglia. Meraviglia non è solo addentrarsi nel mondo insolito, sconosciuto, quasi misterioso del cervello umano e di tutte le sue complessità e meccanismi, meraviglia non è solo il comprendere che chi le facoltà cerebrali le ha tutte intatte, dà per scontati molti aspetti che invece non lo sono affatto, ma soprattutto, a mio parere è meraviglioso il modo in cui lui, medico che tutti vorremmo aver avuto, considera quelli che non definisce mai pazienti, ma esseri umani. In sostanza, benché guidato da piglio rigidamente scientifico, mostra una sensibilità, umanità, delicatezza straordinarie. Sono tutte creature speciali, di cui ha un profondo rispetto, cui si avvicina con tatto e intelligenza, trattandole non da casi clinici, ma da persone talvolta dotate di qualità straordinarie. Forse in virtù del deficit o al contrario, dell’eccesso di funzionalità cerebrali, talvolta sviluppano al massimo capacità che noi ‘normali’ non abbiamo minimamente. Fortemente polemico nei confronti della neurologia classica, persegue modelli più liberi, naturali, quella che viene definita neurologia romantica. Sono individui- ci tiene a dirlo- che sebbene privi di facoltà basilari, cognitive, di apprendimento, di comunicazione, di riconoscimento, di espressione, di ricordo, di associazione, non devono essere trattati come meri corpi disgraziati da studiare e relegare in istituti per poi dimenticarceli dentro, ma entità dotate di anima, sentimenti, sogni, bisogni, necessità, volontà. Anche nei casi più disperati, intravede la possibilità di miglioramenti, talvolta di reinserimenti. Emerge da tutte queste storie, alcune molto commoventi, tutto il senso di sorpresa, sbigottimento, incredulità, affetto, empatia, che il medico prova per loro, per arrivare alla conclusione che non sempre tale condizione è portatrice di sofferenza. In taluni casi, e, mai come in questo ambito, ogni individuo ha una sua unicità, Sacks ha modo di osservare stati di felicità autentica, pura, momenti quasi estatici, di comunione, se non con il resto della società, quanto meno con la natura, le piante, la musica, l’arte. Ci ricorda ad ogni pagina che non sono fenomeni da baraccone, nè mostruosità da nascondere, che possiedono, al di là di tutto una dignità. Dignità con cui hanno diritto ad essere trattati e considerati.

Crediti
 Oliver Sacks
 L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello
 SchieleArt •   • 



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