Il nichilismo percorre tutto il pensiero occidentale. Originariamente e costitutivamente presente nel pensiero greco, con il concetto di limite e finitezza dell’esistenza, arriva alle soglie di Platone, che getterà invece le basi di un pensiero teleologico.
Nell’era moderna il pensiero nichilistico viene sancito nuovamente da Nietzsche, con la scena della descrizione della morte di dio, dopo secoli di tradizione culturale e pensiero giudaico-cristiani. Nietzsche lo rielabora da “greco inattuale” dandogli un’accezione propositiva, che, partendo dalla accettazione quasi eroica del proprio destino, permette all’uomo tragico di costruire castelli di sabbia in riva al mare, con la dovuta passione, consapevole che verranno cancellati dall’onda.
Ma è con Heidegger che il nichilismo viene rielaborato nella contemporaneità, con l’intento di riportare l’aurora del pensiero greco nel mondo attuale.
Secondo il fiosofo, lo sforzo compiuto dall’uomo nel cercare di fuggire dall’angoscia, lo porta inevitabilmente ad incontrare il nulla, e ad essere “nientificato” senza alcuna consapevolezza. Da qui la definizione dell’uomo come “luogotenente del niente”. Successivamente, rispondendo alle obiezioni di chi lo accusava di aver definito l’angoscia come stato fondamentale dell’uomo sullo sfondo di un pensiero nichilistico, Heidegger rispose che proprio il saper sopportare l’angoscia, anziché fuggirne, riesce a fare dell’uomo qualcosa di diverso e soprattutto autentico, rispetto alla sua storia millenaria: solo nel momento in cui fa l’esperienza del niente l’uomo può trovare la sua vera essenza. Heidegger, utilizzando il metodo fenomenologico, cerca di decostruire i meccanisni della metafsica occidentale e di quell’umanismo tradizionale imbevuto di trascendentalismo morale. Il suo intento è di riattualizzare il progetto incompiuto del paganesimo greco e presocratico relativo alla valorizzazione dell’essenza dell’essere, e la sua presenza nel mondo come forma spirituale nell’immanenza.
Questo umanismo, dice Heidegger, ci inganna, poiché occulta il tragico di tutta l’esistenza; consolatore, esso nega l’angoscia e, quindi, rende impossibili «il coraggio, l’audacia e la lucidità». «L’angoscia dell’audace,» scrive Heidegger in Che cos’è metafisica? (Adelphi, 2001), «non tollera che la si opponga alla gioia, e neppure al facile godimento di un’attività pacifica. Al di là di tali opposizioni, essa è segretamente alleata alla serenità e alla mitezza dell’aspirazione creatrice». Solo un desiderio d’etica, originato da una ri-creazione volontaria dei valori sarà adeguato alla nostra epoca tecnica. Come ultima notazione, in linea con lo sviluppo del suo pensiero, il fatto che negli ultimi anni della propria esistenza Heidegger si avvicinò al pensiero orientale, e in particolare al Buddhismo Zen, che ho sempre considerato come l’ultima frontiera del pensiero.
Vi è poi una messa in scena letteraria e teatrale del pensiero nichilistico. Penso in primo luogo a Cioran e Beckett:
- L'antroposofia e il rinnovamento artistico
Una riflessione sul rapporto tra materialismo e spiritualità nell'arte: un invito a integrare l'eredità naturalista con una nuova visione artistica capace di penetrare la dimensione spirituale.
- Il simbolismo della solitudine in Città Morta III
Analisi dell'opera espressionista Città Morta III di Egon Schiele, un'allegoria della solitudine urbana tra colori cupi, spazi compressi e angoscia esistenziale.
- Di ciò che si è
La felicità dipende da ciò che siamo più che da ciò che possediamo o rappresentiamo, poiché la nostra individualità colora ogni esperienza della vita.
- Analisi filosofica dell'élite e della plebe nella società
Esplora la teoria dell'ordine gerarchico e la natura delle caste sociali, dove la disuguaglianza è vista come fondamento della società. Un testo provocatorio che analizza l'élite e la mediocrità.
- Analisi di Lyricist: un viaggio nella psiche di Egon Schiele
*Lyricist* di Egon Schiele, un autoritratto espressionista del 1911, rappresenta la vulnerabilità e l'introspezione dell'artista con una cruda sincerità, diventando un manifesto della ricerca identitaria.
Ancora nessun commento