In una delle sue forme più coerenti il nichilismo (cfr. Essenza del nichilismo) pensa che la totalità degli enti abbia un inizio. Avere un inizio significa, per la totalità, avere un «prima». Se non avesse un «prima», se non fosse nel tempo, sarebbe eterna e non qualcosa che inizia. (O in essa vi sarebbe un eterno da cui ha avuto inizio il resto – ma questa è la prospettiva epistemico-metafisico-teologica, dove il nichilismo non ha ancora raggiunto le proprie forme più coerenti). D’altra parte essere nel tempo, per la totalità degli enti, è non essere la totalità. Appunto per questo il nichilismo intende come nulla il «prima» che precede l’inizio della totalità. Nell’ultimo paragrafo di Fondamento della contraddizione si mostra che, essendo necessario che il nulla sia la possibilità di ciò che incomincia ad essere e pertanto la possibilità dell’inizio della totalità degli enti, ed essendo necessario che la possibilità sia un modo di essere, allora, ponendo il nulla come possibilità, si afferma che il nulla è essere. Infatti, nella dimensione del nichilismo, il possibile – sia esso un ente o il nulla – è la possibilità del realizzarsi e intorno al senso del nulla del non realizzarsi, da parte degli enti, la possibilità dell’essere e del nulla (e anche in quella dimensione la possibilità è stata intesa come incontraddittorietà) ; oppure è la possibilità del realizzarsi, ma non unita alla possibilità opposta, e in questo caso è la possibilità implicata dalla «necessità» che qualcosa di non ancora realizzato si realizzi (un caso, questo secondo, che daccapo si presenta nella forma epistemico-metafisica del nichilismo). Ma di entrambi i casi va detto che il possibile non è un nulla, ma una struttura positiva, un ente, sì che intendere il nulla come la possibilità del tutto – come il «prima» dell’inizio del tutto – significa affermare che il nulla è un ente.
Il nulla come possibilità
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