Nessuno arriva da nessuna parte da solo, tanto meno in esilio. Neppure chi arriva senza la compagnia della famiglia, della moglie, dei figli, dei genitori, dei fratelli. Nessuno lascia il proprio mondo, immerso nelle proprie radici, con il corpo vuoto e arido. Portiamo con noi la memoria di tante trame, il corpo umido della nostra storia, della nostra cultura; il ricordo, a volte diffuso, a volte timido, limpido, delle strade dell’infanzia, dell’adolescenza; il ricordo di qualcosa di lontano che all’improvviso si staglia chiaro davanti a noi, in noi, un gesto timido, la mano che si stringeva, il sorriso che si perdeva in un momento di incomprensione, una frase, una frase pura forse già dimenticata da chi le disse. Una parola a lungo provata e mai detta, sempre affogata nell’inibizione, nella paura di essere rifiutati che, implicando sfiducia in noi stessi, significa anche negazione del rischio.
L’esilio e il regno di Albert Camus
Una raccolta di racconti che esplora il tema dell’esilio in varie forme, sia fisiche che spirituali, analizzando la condizione umana di alienazione e la ricerca di un senso di appartenenza in un mondo spesso ostile.
La lingua salvata di Elias Canetti
Un’autobiografia che racconta l’infanzia e l’adolescenza dell’autore in esilio, esaminando come la memoria, la lingua e le radici culturali plasmino l’identità e l’esperienza di vita.
In patria altrove di Claudio Magris
Un saggio che riflette sull’esperienza dell’esilio e della diaspora, esplorando il tema della nostalgia e il legame con le proprie radici culturali e geografiche.
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