Il presente tra passato e futuro: riflessioni filosoficheDobbiamo preparare il nuovo progresso con saggezza di prospettiva. Altrimenti non realizzeremo un vero allargamento del mondo. La nostra cultura superficiale ci induce a proiettare l’intero universo su un unico piano invece di rispettarne delicatamente le molteplici dimensioni che gli conferiscono una deliziosa e illimitata concavità. Un esempio sopprime così tutti gli altri: la scienza alla poesia, la poesia alla scienza, entrambe alla religione, e la religione ad entrambe. Vedi il reazionario che porta il passato nel presente con l’intenzione di rimuoverlo; Vedi il radicale e l’utopico che si ostina a compiere sulla scena dell’oggi i gesti che corrispondono al futuro. Quindi non abbiamo né passato né futuro, e volgendoci verso l’uno o l’altro voltiamo sempre le spalle al presente.

Facciamo lo stesso errore di prospettiva con la moralità. Oh, quanto dobbiamo parlare di questo con voce tranquilla e confidenziale affinché i giornalisti, che ingigantiscono tutto a dismisura, non ci sentano! Nessuna moralità che sia veramente può realizzarsi: le sue norme si ergono come schemi disincarnati al limite del nostro orizzonte vitale. Di lì esercitano il loro nobile ministero di punti cardinali per lo spirito. Non è un altro quid pro quo di natura simile a quello sopra menzionato il fatto che cerchiamo di fare di ogni punto della nostra esistenza un punto cardinale?

Puoi andare a nord o a sud, ma non puoi raggiungerle: non sono due città che esistono sul ciglio di una strada qualunque. Lasciamo dunque alla morale o all’insieme delle norme la sua ideale lontananza: come tali norme non possono né devono essere realizzate. La preoccupazione opposta conduce a una delle due immoralità: o il desiderio di renderle pratiche, come si suol dire, ci fa elevare alla dignità di goffe norme ricette estratte induttivamente dall’esperienza, oppure la vana pretesa di realizzare le irrealizzabili semine nella nostra costante vita irrequietezza, dualità dannosa, malcontento, sensazione di intimo fallimento.

Crediti
 José Ortega y Gasset
 Lo spettatore
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Quotes per José Ortega y Gasset

L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà.L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà.

Nove decimi di ciò che è attribuito alla sessualità è il lavoro della nostra magnifica capacità di immaginare, che non è più un istinto, ma esattamente il contrario: una creazione.

Riflettere è considerevolmente laborioso, ecco perché molta gente preferisce giudicare.

Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero.

Massa è tutto ciò che non valuta sé stesso - né in bene né in male - mediante ragioni speciali, ma che si sente come tutto il mondo, e tuttavia non se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri.


Riferimenti