Il progresso e lo sviluppo
Il progresso? Lo vogliono coloro che hanno interessi immediatamente da soddisfare, appunto attraverso il progresso: lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra. Lo vuole chi lavora e dunque è sfruttato.
«Vorrei fare una distinzione che spero sia definitivamente netta, e accettata e addirittura codificata, tra sviluppo e progresso.
Tra le due parole c’è una differenza enorme.
E tutte le polemiche che sono nate in seguito ad alcune cose che io ho scritto, in realtà si basano proprio su questo equivoco: cioè confondere lo sviluppo con il progresso.
E invece sono due cose, non soltanto diverse, ma addirittura opposte e, per quel che riguarda nella fattispecie questo concreto momento storico, addirittura inconciliabili.
Infatti questo sviluppo – non parlo dello sviluppo in generale, ma questo storico sviluppo – chi è che lo vuole?
Lo vuole la destra economica; non parlo nemmeno della destra ideologica o del fascismo… no, parlo proprio della destra economica.
Ed è a questo punto che io uso il Potere con la p maiuscola, in un modo forse un po’ estetizzante e vagamente mistico, perché effettivamente è difficile definire quale sia oggi il potere reale.
Anziché chiamarlo Potere con la p maiuscola chiamiamolo pure i nuovi padroni.
È chiaro però che questi nuovi padroni non corrispondono più perfettamente a quelli che noi siamo stati abituati a considerare padroni, da molti anni a questa parte, o per lo meno che io consideravo padroni quando ero ragazzo, poi quando ero giovane, poi quando ero nella piena maturità.
Sono cambiati questi padroni e questi nuovi padroni vogliono lo sviluppo.
Lo sviluppo, almeno qui in Italia, questo sviluppo, vuole la creazione la produzione intensa disperata ansiosa smaniosa di beni superflui.
Mentre in realtà, coloro che vogliono il progresso, vorrebbero invece la creazione, la produzione di beni necessari.»
Ora il potere democristiano clerico-fascista si trova dilaniato tra questi due Jesus: la vecchia forma del potere e la nuova realtà del potere.

Crediti
 Pier Paolo Pasolini
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Quotes per Pier Paolo Pasolini

Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne crollerà.

Finché il diverso vive la sua diversità in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene e tutti si sentono gratificati dalla tolleranza che gli concedono. Ma se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di 'diverso' si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi. Lo schema più volgare, il lazzo più goliardico, l'incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.

I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo» non di buon senso.  L’ultima intervista a Pasolini, di Furio Colombo

La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza.

Un omaggio a Pier Paolo Pasolini, e chiederei anche scusa, ma stavolta l'obbrobrio è di un regista americano, e questo è ancor più grave visto l'impegno e la bravura che mettono sempre e comunque; sarà l'aria che tira in Italia non so, mettiamola così, ma se non fosse per gli scritti di Pasolini, sto film sarebbe na monnezza, mi spiace, mancanza di rispetto a chi manca di rispetto.
La vera morte sta nel non essere più compresi.