Ramiro non impara a leggere. A malapena scrive il suo nome. Ma sa fare somme e sottrazioni. E sa esattamente quanti soldi gli mancano per comprare un pacchetto di biscotti. Attraversa le strade con l’astuzia dei gatti e capisce quando stare zitto.
All’angolo, ragazzi e ragazze cercano la sua compagnia e ridono delle sue battute. Perciò è sorpreso quando entra a scuola e tutto diventa un altro mondo, persino i compagni lo ignorano quando si tratta di formare una squadra.
A volte l’insegnante lo mette al suo fianco, sulla scrivania, e lui vorrebbe poter decifrare quei simboli che lei disegna con la penna. Può copiarli, se si impegna. Ordinati, uguali, appoggiati sul rigo del foglio. Ma non sa cosa significano.
Un pomeriggio Amira entra in classe. È più bassa di lui, appena arrivata nella classe. Si siede al suo fianco perché è l’unico che è solo. Gli offre metà della sua merenda e gli permette di copiare il risultato delle somme. Parlano appena, appena. E Ramiro guarda ogni giorno le lettere blu sulla copertina del suo quaderno. Lì dice Amira, gli dice con la sua voce da uccellino. Lui si incide a fuoco quella parola e nota che alcune lettere coincidono con il suo nome. I due giocano, naufraghi durante la ricreazione, a spostarle e scoprono che Amira si inserisce in Ramiro. Un velo si alza negli occhi del bambino. Soli, estranei a tutto ciò che accade nei cortili, al di fuori del tempo della conoscenza, una bambina gli apre la porta della magia. E senza una bussola apparente, i geroglifici si allineano e prendono senso.
Da adulto, dimentico della parte oscura dell’infanzia, un uomo associa, e nemmeno ricorda perché, la parola amore a delle lettere blu che rientrano nel suo nome.
Il segreto delle lettere
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