Io credo aver trovato il senso della vita generale. L’individuo non può esser felice per se stesso, perché in fondo a tutto ciò è la morte. Il segreto dunque della felicità anche per l’individuo mortale è di sentirsi immortale, di sentirsi cioè vivere dentro gli altri, dentro l’umanità, dentro l’Essere universale. La morte dunque non m’importa: ripugna a tutta la compagine che forma il mio essere, ripugna alla vaga coscienza che hanno tutte le mie molecole, tutte le unità elementari che formano di me una colonia; esse anzi mi faranno sentire tutta la loro forza coesiva al momento dell’atto: ma non ripugna alla mia coscienza superiore.
Vivere è per me troppo doloroso: ogni sofferenza altrui si ripercuote ora in me con troppa violenza. Io potrei essere il più sfortunato dei miei simili e non soffrirei un millesimo di quello che soffro ora, che mi sento penetrato, inebriato da tutta la sofferenza degli uomini. Fuggire l’agglomeramento, la città, il contatto dei miei simili e rifugiarmi nei campi, isolarmi in mezzo alla natura sana e serena? Ma ora anche le lande, ove gli eremiti si seppellivano, sono proprietà d’alcuno e in nessuna parte tace l’eco della miseria… D’altronde è troppo tardi.
Il mito di Sisifo di Albert Camus
Camus analizza l’assurdità della vita e il desiderio di trovare un senso nella propria esistenza nonostante l’inevitabilità della morte. Il sentimento di cameratismo umano e il desiderio di trovare significato nel dolore rispecchiano i temi della riflessione.
Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche
Nietzsche esplora il superamento della condizione umana e l’idea di vivere attraverso valori superiori e comunitari, temi centrali nella ricerca di immortalità e trascendenza espressa nel testo.
L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre
Sartre affronta la condizione dell’esistenza, l’angoscia dell’individuo davanti alla morte e l’importanza della libertà interiore per dare un senso alla vita, simili alle meditazioni presentate nell’estratto.
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