
Il teatro della crudeltà, non possiamo separarlo dalla lotta contro la nostra cultura, dall’affrontarsi delle razze e dalla grande migrazione di Artaud verso il Messico, le sue potenze e le sue religioni: le individuazioni non si producono che in campi di forze espressamente definiti da vibrazioni intensive, e che non animano personaggi crudeli se non come organi indotti, pezzi di macchine desideranti (i manichini). Una stagione all’inferno come scinderla dalla denuncia delle famiglie d’Europa, dall’appello a distruzioni che non arrivano abbastanza presto, dall’ammirazione per il forzato, dall’intenso varcare soglie della storia, dalla prodigiosa migrazione, dal divenir-donna, divenir scandivo e mongolo, dallo spostamento di razze e continenti, dal sentimento d’intensità bruta che presiede al delirio come all’allucinazione, e soprattutto dalla volontà deliberata, ostinata, materiale di essere di razza inferiore fin dall’origine dei tempi : Ho conosciuto ogni figlio di famiglia,…non sono mai stato di questo popolo, non sono mai stato cristiano,… sì, ho gli occhi chiusi alla vostra luce. Sono una bestia, un negro… E Zaratustra, lo si può forse dissociare dalla grande politica e dall’animazione delle razze che fa dire a Nietzsche: non sono un tedesco, sono un polacco. Anche qui le individuazioni non avvengono se non in complessi di forze che determinano le persone come altrettanti stati intensivi incarnati in un criminale, e che non cessano di varcare una soglia distruggendo l’unità artificiale d’una famiglia e d’un io: Sono Prado, sono il padre di Prado, oso dire che sono Lesseps: volevo dare ai miei parigini che amo una nuova nozione, quella d’un criminale onesto. Sono Chambige, altro criminale onesto… Ciò che è spiacevole e turba la mia modestia, è che, in fondo, ogni nome della storia sono io. Non si tratta mai tuttavia di identificarsi a personaggi, come a torto si dice di un pazzo che crede di essere…. Si tratta di tutt’altro: identificare le razze, le culture, gli dei a campi d’intensità sul corpo senza organi, identificare i personaggi a stati che riempiono questi campi, a affetti che balenano e attraversano questi campi. Donde il ruolo dei nomi, nella loro magia propria: non c’è un io che si identifica a razze, popoli, persone, su una scena della rappresentazione, ma nomi propri che identificano razze, popoli e persone a regioni, soglie o effetti in una produzione di quantità intensive. La teoria dei nomi propri non deve concepirsi in termini di rappresentazione, poiché rinvia alla classe degli effetti: questi non sono una semplice dipendenza da cause, ma il riempimento d’un campo, l’effettuazione di un sistema di segni. Lo si riscontra bene in fisica ove i nomi propri designano effetti di tal sorta in campi di potenziali (effetto Joule, effetto Seebeck, effetto Kelvin). Per la storia è come per la fisica: un effetto Giovanna d’Arco, un effetto Eliogabalo – tutti i nomi della storia, e non il nome del padre.
Questo testo esplora come il teatro della crudeltà sia strettamente connesso alla lotta contro la cultura, all’affrontarsi delle razze e alla grande migrazione di Artaud verso il Messico. Esso sottolinea come le individuazioni non si producano che in campi di forze espressamente definiti da vibrazioni intensive e come i nomi propri non debbano essere intesi in termini di rappresentazione, ma come effetti che riempiono campi di potenziali.
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