La vita senza consapevolezza è cieca, ma la consapevolezza che esclude la vita arresta il moto libidico.
La psiche è un teatro di figure, ed è nel sogno che i personaggi interiori si animano, dialogano, fanno progredire l’azione. La tendenza difensiva a concettualizzare si scontra con il fatto che noi siamo chiamati a fare i conti non con dei concetti, bensì con delle figure; è nei prodotti dell’immaginazione che incontriamo i nostri interlocutori e, attraverso di loro, noi stessi. Chi non ode la musica, non danza, scrisse K. Kerényi a proposito di quell’elemento di immediatezza e di commozione che appartiene all’esperienza religiosa autentica. E Jung aggiunge:
Il sogno è una cosa viva… [non] una cosa morta che fruscia come carta inaridita.
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