Arriva un momento nella vita in cui il tempo ci raggiunge. Voglio dire che da una certa età ci troviamo soggetti al tempo e costretti a tenerne conto, come se una visione irata con una spada fiammeggiante ci cacciasse dal primo paradiso, dove ogni uomo ha vissuto una volta libero dallo stimolo della morte. Anni di infanzia in cui il tempo non esiste! Un giorno, un’ora sono allora cifre dell’eternità. Quanti secoli ci stanno nelle ore di un bambino?
Ricordo quell’angolo del cortile nella casa natale, io da solo seduto sul primo gradino della scala di marmo. La tenda era calata, immergendo l’ambiente in una fresca penombra, e sopra la tela, attraverso cui filtrava la luce del mezzogiorno, una stella metteva in risalto le sue sei punte di panno rosso. Le foglie larghe delle latanie, di un verde scuro e brillante, si alzavano fino ai balconi aperti, attraverso il vuoto del cortile, e laggiù, intorno alla fontana, raggruppate, le piante fiorite di oleandri e azalee.
L’acqua cadeva con un ritmo regolare, addormentante, e laggiù sul fondo dell’acqua alcuni pesci scarlatti nuotavano con un movimento inquieto, facendo scintillare le loro scaglie in un lampo dorato. Nell’aria c’era una languidezza che lentamente invadeva il mio corpo.
Lì, nel silenzio estivo assoluto, sottolineato dal rumore dell’acqua, gli occhi aperti a una chiara penombra che esaltava la vita misteriosa delle cose, ho visto come le ore rimanessero immobili, sospese nell’aria, come la nuvola che nasconde un dio, pure e aeree, senza passare.
Il tempo sospeso
Crediti
Quotes per Luis Cernuda
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