Tiresia separa i serpenti
Quando all’inizio del 1968 la Cecoslovacchia parve potersi liberare dalla stretta di Mosca, Kundera era tra i protagonisti di quella battaglia di libertà che venne poi chiamata la primavera di Praga. Da quella città, Kundera manda un invito a tre scrittori che si trovavano tutti nella capitale francese. Sono il messicano Carlos Fuentes, l’argentino Julio Cortázar e il colombiano Gabriel García Márquez. Tutti loro sapevano bene cosa volesse dire vivere sotto una dittatura, forse per quello Kundera pensò a loro. I tre, pure se avevano una grande paura di volare, decisero di andare. Senza alcun dubbio. In fondo c’era un buon treno che li avrebbe portati fino a lì. C’è quasi sempre un treno a salvare chi ha paura di un aereo. Oggi per attraversare il cuore dell’Europa si impiegano poco più di 13 ore. Il treno, un Ice ad alta velocità delle ferrovie tedesche, che può superare anche i trecentoventi chilometri orari, lascia la stazione di Parigi poco dopo le cinque del pomeriggio. Si dirige verso le terre della Champagne. Poi l’Argonne e la Lorena. A Forbach passa il confine con la Germania verso le sette e arriva a Saarbrücken. A Francoforte si giunge poco dopo le dieci. Anche Julio, Carlos e Gabriel partirono di sera, ma pare che non chiusero occhio neppure un minuto. Qui, lungo questi binari, il percorso è obbligato ed è il medesimo ogni volta, eppure a ciascuno pare di percorrere una strada diversa. Ciascuno alza il capo dal finestrino in un dato momento per guardare di fuori e vede una casa che è sfuggita all’altro. Ciascuno ha i propri pensieri. Ciascuno viaggia con una donna o amici diversi e ascolta, o racconta, storie diverse. García Márquez, in quel viaggio notturno, dal finestrino riuscì a vedere oceani di barbabietole e fabbriche di ogni tipo. Quando stavano per addormentarsi, quando la notte stava per sopraggiungere, a Fuentes venne voglia di chiedere a Cortázar delucidazioni sul ruolo del pianoforte nelle orchestre jazz. Sono curiosità che si possono soddisfare solo a un passo dalla notte. Lo scrittore argentino, che si autodefiniva ostinato abitante di zone interstiziali, non smise più di parlare. Da quel momento Cortázar, che aveva chiamato il gatto come un filosofo (Theodor W. Adorno), ipnotizzò i due compagni con la sua voce e il suo modo di gesticolare saltando da un argomento all’altro. Fuentes ha ricordato che nel vagone ristorante, mentre mangiavano salsicce con mostarda e bevevano birra, lui e García Márquez, come due fratelli minori, stettero ad ascoltarlo per tutto il tempo. Cortázar parlò, senza sosta, di jazz e cinema, di thriller e treni. Intanto, nella notte, il treno sale verso la Turingia, attraversa la Selva e scende verso Lipsia dove arriva verso le quattro di notte. Come l’Unione europea che cerca verso Oriente una nuova forma, il treno cerca la strada in quella oscurità densa. Il treno arriva in Sassonia e tocca Dresda alle cinque del mattino. All’alba, ha raccontato Márquez, la prolusione di Cortázar culminò in una sorta di apologia omerica di Thelonius Monk. Il treno oggi entra nella stazione di Praga Hole ovice. In quel viaggio del 1968, quando il convoglio arrivò in stazione, i tre trovarono Milan Kundera ad aspettarli. Di lì andarono in una sauna. Tutti, tranne Cortázar. Pare avesse, il genio argentino, una forma di timore che lo teneva lontano, oltre che dagli infernali velivoli, anche dai bagni di vapore e dalle docce fredde. Lo scrittore ceco li accompagnò poi al fiume Moldava dove li spinse nelle acque gelide. Quando uscirono dal corso d’acqua, Márquez disse a Fuentes: Per un istante ho creduto che saremmo morti insieme nella terra di Kafka».

Crediti
 Senza volo
 Pinterest •  Tiresia separa i serpenti • 




Quotes casuali

La mia diagnosi è semplice
so di non avere alcuna scelta.
Julio Cortázar
Tutta la società cerca costantemente di farti adattare. Si serve della religione, della morale, della pratica dei mantra, dello yoga e anche della psicoanalisi e di diversi tipi di psichiatria. Tutto quello che la società si prefigge è di produrre un individuo ben adattato: ma se la società è sbagliata, adattarvisi non può essere un bene; se la società è pazza adattarvisi significa impazzire.Osho Rajneesh
Di fatto, il valore che attribuiamo all'opinione altrui e la costante preoccupazione riguardo a essa superano, generalmente, quasi tutte le motivazioni veramente ragionevoli, sicché quel pensiero si può considerare una specie di fissazione universalmente diffusa o, piuttosto, congenita. In tutto ciò che facciamo l'opinione altrui viene presa in considerazione prima, quasi, di ogni altra cosa; e, se ci riflettiamo attentamente, vedremo che quasi la metà di tutte le ansie e di tutti i timori che ci hanno turbati in tutto il nostro passato nascevano da quella preoccupazione.Arthur Schopenhauer
Aforismi per una vita saggia