Il primo studio dell’uomo che si vuole poeta è la propria conoscenza, intera; cerca la sua anima, la scruta, la saggia, la impara. Quando l’ha saputa deve coltivarla […] Si tratta di rendere l’anima mostruosa! […] Dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolarsi di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; cerca egli stesso, esaurisce in sé stesso tutti i veleni, per conservarne soltanto le quintessenze. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il gran malato, il gran criminale, il gran maledetto – e il sommo Sapiente! – poiché giunge all’ignoto! […] Il poeta è veramente ladro di fuoco. A suo carico sono l’umanità e perfino gli animali; egli dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue invenzioni; se quello che riporta da laggiù ha forma, darà forma; se è informe, darà l’informe. Trovare una lingua. Del resto il tempo d’un linguaggio universale verrà! […] Questa lingua sarà anima per l’anima, riassumendo tutto, profumi, suoni, colori, pensiero che aggancia il pensiero e tira.
Ineffabile tortura
Crediti
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