Ineffabile tortura
Il primo studio dell’uomo che si vuole poeta è la propria conoscenza, intera; cerca la sua anima, la scruta, la saggia, la impara. Quando l’ha saputa deve coltivarla […] Si tratta di rendere l’anima mostruosa! […] Dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolarsi di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; cerca egli stesso, esaurisce in sé stesso tutti i veleni, per conservarne soltanto le quintessenze. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il gran malato, il gran criminale, il gran maledetto – e il sommo Sapiente! – poiché giunge all’ignoto! […] Il poeta è veramente ladro di fuoco. A suo carico sono l’umanità e perfino gli animali; egli dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue invenzioni; se quello che riporta da laggiù ha forma, darà forma; se è informe, darà l’informe. Trovare una lingua. Del resto il tempo d’un linguaggio universale verrà! […] Questa lingua sarà anima per l’anima, riassumendo tutto, profumi, suoni, colori, pensiero che aggancia il pensiero e tira.

Crediti
 Arthur Rimbaud
  15 maggio 1871
  Lettera a Paul Demeny
 SchieleArt •   • 




Quotes per Arthur Rimbaud

Da otto giorni stracciavo le mie scarpe sui sassi delle strade…

La difficoltà più grande per lui rimase l'incapacità di accettare la vita così com'era.

Adesso, mi intestardisco il più possibile. Perché? Voglio essere poeta, e lavoro per rendermi veggente: voi non ci capireste niente, ed io non saprei come spiegarvi. Si tratta di arrivare all'ignoto mediante la sregolatezza di tutti i sensi. Le sofferenze sono enormi, ma bisogna essere forti, essere nati poeti, e io mi sono riconosciuto poeta. Non è colpa mia. È falso dire: Io penso: si dovrebbe dire mi si pensa. - Perdonate il gioco di parole. Peccato per il legno che è il violino, e ignaro delle provocazioni, cavilla su ciò che ignora del tutto!

Forse è su questi piani che s’incontrano lune e comete, favole e mari.
Nelle ore d’amarezza immagino sfere di zaffiro, di metallo.
Sono padrone del silenzio.  Infanzia

Scrivevo dei silenzi, delle notti, annotavo l'inesprimibile. Fissavo delle vertigini.