«Forse solo verso la vecchiaia, ma inoltrata, si può cominciare il ritorno all’infanzia».
«La vita, concludendosi, con la vecchiaia ritorna all’infanzia: questa è la legge, questa è la forma della vita completa»
Pavel Florenskij
È straordinario questo collegamento infanzia-vecchiaia che ricorda il «se non diventerete come i bambini» di Gesù. Dico straordinario per la prospettiva che apre sulla vecchiaia e quindi sul senso complessivo dell’esistenza. Considerare lo stato dell’infanzia quale meta da raggiungere significa infatti due cose:
1) dare alla vita un senso,
2) collocare questo senso nell’innocenza, nella totale confidenza con l’essere.
Appare così che il valore supremo da raggiungere nella vita è l’abbandono, il lasciarsi andare, la noncuranza di sé, l’apertura totale alla vita e al destino: è la leggerezza suprema, il pieno distacco da sé, il compimento del vuoto a cui richiamano buddismo e taoismo. Si tratta però di uno stato che in effetti è possibile coltivare in pienezza solo nell’infanzia e nella vecchiaia inoltrata, quando la battaglia per la vita non è ancora iniziata o è già conclusa, quando non si hanno ancora, o non si hanno più responsabilità per gli altri.
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