Non è scontato nascere con una voce di riserva,
il falsetto di una gola si spande come argento
vivo, ma la fusione non scarta le radici delle note,
e l’acqua è stagnante notte in preda al panico
gendarme. Non è la veglia che va oltre la
prescrizione di un’arietta se lungo i viottoli si
sono uccisi i ranocchi sferici, la tua mano muta
ha occhi-uncini per celebrare le perline spente
di quelle vite mai giunte ad un principio.
Non è casuale l’incontro di un corpo libertino
con la carne che al voto di un credo oppone
una substantia nigra e al pallido interno
disvela un moto intercettato, e senza pietà
un’oscura unzione simula, ma io scongiuro un
divino verbo! La scala dorsale è il martirio insano
dei miei spietati versi per una malattia
inconsistente, per redimere un dio in disuso
e la storia fissare a tre chiodi e a gli occhi
suoi mirabili…un concime umano per oscurare
l’Oriente col Verme dei Trionfi occidentali!
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