Interrogare e tentare
Chiamo infelici tutti coloro che hanno soltanto una scelta: divenire bestie feroci, o feroci domatori di bestie; presso di loro non vorrei drizzar la mia tenda. Chiamo ancora infelici coloro che devono sempre attendere – essi non sono di mio gusto, tutti questi doganieri, questi mercanti, questi re, questi altri custodi di paesi e di botteghe. In verità imparai io pure ad attendere a lungo, ma ad attendere me. Ed imparai soprattutto a stare in piedi, a camminare, a correre, a saltare, ad arrampicarmi e a danzare. Questa è la mia dottrina: chi vuole imparare a volare un giorno, deve imparare dapprima a stare in piedi, camminare, correre, a saltare, ad arrampicarsi e a danzare: non s’impara d’un tratto a volare! Con scale di corda imparai a scalare più d’una finestra, con gambe agili m’arrampicai sugli alti alberi della conoscenza! Stare sugli alti alberi della nave come piccole fiamme: piccola luce soltanto, ma grande consolazione per i naviganti fuori di rotta e i naufraghi! Sono giunto alla mia verità per molti cammini e in molti modi: non salii per un’unica scala all’altezza donde l’occhio mio guarda lontano. E malvolentieri chiesi agli altri che m’insegnassero la mia via, – ciò mi fu sempre avverso! Sempre ho preferito interrogare e tentare da me stesso le vie. Interrogare e tentare, fu questo il mio procedere: e, in verità, bisogna pure imparare a rispondere a tali domande!
Ma questo – è di mio gusto… È un gusto né buono né cattivo, ma è il mio gusto, del quale non ho a vergognarmi, per il quale non devo nascondermi.
«Questa – è ora la mia via, – dov'è la vostra?»